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DIGITAL MARKETING

Promuoviamo il tuo brand e i tuoi servizi sfruttando al meglio i canali digitali. Strategia, dati e creatività guidano ogni nostra scelta.

Il nostro obiettivo è aumentare la tua visibilità online trasformandola in risultati concreti.

  • Tone of voice: esempi e come crearlo

    Tone of voice: esempi e come crearlo

    Cos’è il tone of voice e come scegliere quello ideale per il tuo brand? Scopri il suo significato e tanti esempi pratici. Leggi la news dei nostri esperti!

    Le parole sono il cuore pulsante della comunicazione. Non solo trasmettono un messaggio, ma danno forma a emozioni e stati d’animo, creando connessioni profonde con i nostri interlocutori.

    Le parole giuste ci permettono di entrare in sintonia con gli altri, tuttavia questo dipende anche dal tono di voce con cui le pronunciamo. Per esempio, parole gentili, come “grazie” e “per favore”, possono evocare sensazioni positive in chi ci ascolta.

    Ma prova ad immaginare le stesse espressioni dette con un tono di voce aggressivo: se pronunciato con rabbia, “per favore” può sembrare sarcastico o impaziente, mentre “grazie” può sembrare ironico o forzato, come se il ringraziamento non fosse sincero.

    Ecco perché scegliere le parole corrette non basta: la chiave è abbinarle al giusto tone of voice se vogliamo esprimere al meglio il messaggio, le nostre emozioni e la nostra personalità. E ovviamente, tutto questo vale anche per il tuo brand.

    Tone of voice: la chiave per rendere unico il tuo brand

    Il tone of voice (TOV) è il modo in cui un brand parla e si relaziona con i consumatori. È l’insieme di parole, toni e stili che riflettono la sua personalità, i suoi valori e la sua missione, creando un’identità unica, ben definita e riconoscibile.

    Un tone of voice efficace non solo comunica, ma cattura e fidelizza il pubblico. Si tratta di una strategia di stile che non stabilisce cosa dire, ma piuttosto come dirlo, con lo scopo di trasmettere l’essenza del marchio e creare relazioni durature con il target. 

    Il modo in cui diciamo le cose, infatti, è più importante del messaggio in sé, perché non sono i concetti, bensì le emozioni che esprimiamo a lasciare un’impronta indelebile negli interlocutori.

    Arrivati a questo punto, è importante chiedersi: che tipo di impronta vogliamo lasciare nella mente di chi ci ascolta? 

    Come trovare il tone of voice del tuo brand

    Per definire il tone of voice ideale per il tuo brand, devi prima comprendere come desideri essere percepito dagli altri. Che personalità vuoi dare al tuo marchio? La risposta a questa domanda è la chiave per trovare l’impronta da trasmettere al tuo pubblico. 

    Personalità di brand: 12 archetipi e 5 dimensioni

    Nel 1954, Carl Gustav Jung catalogò 12 archetipi di brand, che ancora oggi aiutano le aziende a definire la propria personalità sulla base dei bisogni fondamentali del pubblico di riferimento. 

    Anni dopo, nel 1997, Jennifer Aaker riassunse i tratti delle personalità di brand in 5 dimensioni


    1. Sincerità: caloroso, onesto e amichevole.



    2. Entusiasmo: dinamico, giovane e pieno di energia.



    3. Competenza: affidabile, autorevole e responsabile.



    4. Raffinatezza: sofisticato, elegante e di alta qualità.



    5. Asprezza: forte, audace, irriverente e anticonformista.


    Individuare quali delle precedenti caratteristiche rappresentano il tuo brand, ti aiuterà a definire il tone of voice con maggiore precisione ed efficacia per fare breccia nel cuore e nella mente del tuo target. 

    Ecco qui il modello personalitov, uno strumento molto utile per stabilire l’identità aziendale insieme al suo tone of voice.

    4 tipi di tone of voice: esempi pratici

    Come abbiamo visto finora, il tone of voice varia a seconda dell’identità del brand e dei bisogni del pubblico di riferimento. 

    Sebbene ogni marchio sia unico nelle sue molteplici sfumature, possiamo distinguere 4 tipi di tone of voice. Vediamoli nel dettaglio.

    Formale vs. informale

    I toni formali sono concisi, eleganti e istituzionali. Possono risultare un po’ freddi, ma sono ideali per settori come la finanza o brand di lusso, dove è importante trasmettere competenza, autorevolezza oppure esclusività.

    I toni informali, invece, puntano su una comunicazione più colloquiale, perfetta per brand che vogliono instaurare un rapporto empatico, diretto e amichevole con il pubblico.

    Esempi:

    Serio vs. divertente

    Un tono serio è adatto a temi delicati o professionali, dove è essenziale dimostrare forza, competenza e affidabilità. Un tono divertente, invece, utilizza l’ironia e l’umorismo per intrattenere e rimanere impresso nella mente del pubblico.

    Esempi:

    Rispettoso vs. irriverente

    Un tono rispettoso comunica in modo elegante, sensibile e sofisticato, senza mai risultare invadente, esagerato o fuori luogo. Al contrario, l’irriverenza è utilizzata da brand audaci e anticonformisti che non temono di rompere gli schemi.

    Esempi: 

    Entusiasta vs. pratico

    L’entusiasmo trasmette energia e passione, mentre un tono pratico è diretto e funzionale, puntando sulla semplicità e sulla chiarezza.

    Esempi:

    Perché il tone of voice è cruciale?

    Il tone of voice non è solo uno stile comunicativo, ma una strategia di marketing estremamente efficace. Una voce chiara e autentica, infatti, rende il tuo brand riconoscibile, costruendo fiducia e connessioni profonde con il pubblico.

    Quando comunichi nel modo giusto, il cliente si sente compreso e più incline a scegliere il tuo marchio rispetto ai competitor, sviluppando una fedeltà che dura nel tempo.

    Definisci la tua voce, applicala con coerenza e trasformala nel tuo biglietto da visita. È il primo passo per distinguerti e conquistare il cuore dei tuoi clienti!

    Vuoi dare al tuo brand il giusto tone of voice? 

    Contatta i nostri esperti!

  • Origini Black Friday: perchè nasce il venerdì nero?

    Origini Black Friday: perchè nasce il venerdì nero?

    Scopri le origini del Black Friday: quando nasce, perché si chiama così e le 3 campagne pubblicitarie più iconiche del Super Bowl dello shopping. Leggi la news.

    Il Black Friday sta per arrivare! Quest’anno, il 29 novembre, si dà ufficialmente il via alla maratona degli acquisti, il Super Bowl dello shopping per tutti gli amanti delle occasioni imperdibili.

    Tradizione americana che segue la festa del Ringraziamento, nel magico giorno del venerdì nero tutto diventa possibile, o meglio accessibile. I super sconti, infatti, attirano milioni di consumatori da ogni parte del mondo, pronti a invadere negozi fisici e online alla caccia delle offerte migliori

    Ma come è nato questo fenomeno che si rinnova ogni anno? In questo articolo scopriamo insieme le origini del Black Friday, le curiosità legate al suo nome e come si è evoluto fino a diventare l’evento globale che conosciamo oggi.

    Cos’è il Black Friday e quando nasce?

    Ormai da decenni, il Black Friday è un evento simbolo dello shopping a livello mondiale, celebrato ogni anno il quarto venerdì di novembre.

    La sua origine risale nel 1924, negli Stati Uniti, quando i manager della catena Macy’s decisero di utilizzare questa giornata per inaugurare la stagione natalizia, proponendo offerte super convenienti al fine di incentivare gli acquisti dei consumatori.

    Nel corso del tempo, sempre più negozi statunitensi iniziarono a sfruttare il Black Friday che diventò un evento imperdibile, nonché un vero e proprio giorno di festa nazionale: oggi, infatti, le attività lavorative negli USA chiudono, inclusa la Borsa di Wall Street, per permettere alle persone di dedicarsi completamente allo shopping sfrenato

    Il venerdì nero nel mondo

    Negli anni ’80, il Black Friday ha iniziato a conquistare il mondo al di fuori degli Stati Uniti: le sue offerte straordinarie arrivarono rapidamente anche in Europa, Asia e America Latina

    Tuttavia, il venerdì nero assume forme diverse a seconda del continente: negli Stati Uniti si svolge in un’unica giornata o al massimo durante il weekend, mentre in Italia e in altri Paesi europei il Black Friday si estende per un’intera settimana o persino per tutto il mese di novembre.

    Le immagini iconiche delle lunghe file di persone in coda davanti ai magazzini e dei consumatori accampati in tenda fuori dai negozi sono diventate simbolo di questo fenomeno globale, anche se oggi molte promozioni si sono spostate online, offrendo ai clienti una comoda alternativa agli affollati negozi fisici

    Perchè si chiama Black Friday?

    L’origine del nome Black Friday è incerta e, nel corso degli anni, sono emerse varie teorie sulla nascita di questo termine. 

    La spiegazione più accreditata riconduce l’origine del nome alle pratiche contabili: i commercianti, infatti, utilizzavano l’inchiostro rosso per indicare le perdite e quello nero per segnare i profitti della propria attività. 

    Durante questa giornata di acquisti sfrenati e aumento delle vendite, i bilanci dei negozi si tingevano “di nero”, ed ecco spiegato il perchè del nome “venerdì nero”.

    Un’altra possibile origine, invece, si rifà agli anni ’60 a Philadelphia, quando la polizia iniziò a chiamare Black Friday il giorno dei super sconti successivo al Ringraziameto a causa del caos e del traffico intenso dei clienti che creavano un vero e proprio blocco della città, simile al “bollino nero” che vediamo sulle autostrade nei periodi di ferie. 

    Le migliori campagne di Black Friday fino ad oggi

    Come abbiamo esplorato in questo articolo, il Black Friday è molto più di un semplice giorno di sconti: è un vero e proprio fenomeno commerciale che coinvolge milioni di consumatori in tutto il mondo.

    E ovviamente, in occasione del periodo di shopping più atteso dell’anno, le aziende non possono fare altro che catturare l’attenzione del pubblico con campagne pubblicitarie creative e coinvolgenti, presentando le proprie offerte in modo avvincente e originale.

    Scopriamo insieme le 3 campagne più iconiche in occasione del Black Friday a cui abbiamo potuto assistere fino ad oggi!

    1. Il vivace mondo di MediaWorld

    La nuova campagna di MediaWorld per il 2024 si arricchisce di creatività grazie ai The Jackal, protagonisti di una serie di episodi trasmessi sia in TV che sui canali digitali. 

    Ambientata in uno store MediaWorld super colorato e ipertecnologico, la squadra di comici si immerge in un mondo vivace e ricco di offerte imperdibili.

    Questa campagna si distingue per la sua originalità e l’approccio divertente, pensato per coinvolgere e intrattenere i consumatori con ironia, mentre scoprono le migliori occasioni che li attendono durante il Black Friday.

    2. Il Green Friday di Tentree

    Chi ha detto che il Black Friday è solo un tossico consumismo? Nel 2023, Tentree trasformò il venerdì nero in un’iniziativa ecologica grazia alla sua campagna Green Friday, dove ogni acquisto equivaleva a 10 alberi piantati. 

    In occasione di questa giornata, l’azienda decise di promuovere la sostenibilità offrendo sconti e promozioni in tutto il sito e incentivando le vendite anche tramite regali misteriosi e spedizioni gratuite. 

    Inoltre, i clienti potevano tracciare dove venivano piantati i propri alberi, dal Madagascar ad Haiti fino al Nepal, grazie a codici riservati e contatori live. Insomma, Tentree riuscì a fare del Black Friday un’occasione unica non solo per aumentare le vendite, ma anche per salvare il pianeta.

    3. L’aumento dei prezzi di Card Against Humanity

    Cards Against Humanity è un gioco da tavolo americano basato sul sarcasmo, sul dark humor e sul politicamente scorretto.

    Nel 2013, il brand sfidò le convenzioni del Black Friday con una strategia audace e del tutto controversa che fece parecchio scalpore: l’azienda aumentò i prezzi di tutti i suoi prodotti di 5 dollari. 

    Molti considerarono questa strategia folle e controproducente, ma il gioco da tavolo riuscì ad aumentare le vendite nonostante l’aumento dei prezzi. Questo successo fu possibile grazie alla natura stessa del brand e del suo target: irriverente, provocatoria e fuori dagli schemi.

    Il marketing è la tua passione? 

    Scopri le deliziose news del nostro ricettario e resta aggiornato sulle ultime novità!  

  • 7 consigli per un e-commerce di successo

    7 consigli per un e-commerce di successo

    Vuoi vendere i tuoi prodotti online ma non sai come fare? Scopri 7 consigli per un e-commerce di successo e tutti i vantaggi per la crescita del tuo business.

    Nel panorama digitale odierno, aprire un e-commerce non è più un semplice desiderio, ma una necessità per molte aziende che vogliono crescere e competere a livello globale. 

    Tuttavia, creare un e-commerce di successo è un processo complesso che richiede una solida pianificazione, una profonda conoscenza dei modelli di business e un impegno costante per offrire un’esperienza unica ai propri clienti.

    Che cos’è un e-commerce?

    Un e-commerce è una piattaforma digitale che consente di vendere prodotti e servizi online, facilitando l’intero processo di acquisto e pagamento in modo semplice e immediato.

    Questa forma di commercio consente alle aziende di raggiungere i clienti direttamente online, offrendo loro un’ampia gamma di offerte e la possibilità di effettuare acquisti comodamente da casa, il tutto con un semplice clic

    Ma non si tratta di un semplice negozio virtuale: l’e-commerce è un canale vivace e interattivo che permette di instaurare relazioni profonde con i consumatori, superando ogni confine fisico o temporale e personalizzando ogni interazione.

    La possibilità di personalizzare e migliorare l’user experience sulla base delle preferenze dell’utente, è una delle caratteristiche più entusiasmanti dell’e-commerce, in quanto elemento essenziale per fidelizzare i clienti a lungo termine e spingerli a compiere un nuovo acquisto.

    Perché l’e-commerce funziona così bene

    Nell’era digitale, i comportamenti dei consumatori sono cambiati: oggi, le persone desiderano poter fare acquisti in qualunque momento e da qualsiasi dispositivo. 

    La vendita online risponde a questa esigenza, offrendo una comodità senza precedenti, insieme alla possibilità di esplorare una vasta gamma di prodotti e ricevere assistenza con un semplice clic.

    Ed ecco perché l’e-commerce funziona così bene, diventando un elemento imprescindibile per le aziende di ogni dimensione e settore. 

    Tutti i vantaggi della vendita online

    Aprire un e-commerce assicura numerosi vantaggi alle aziende e ai liberi professionisti che possono utilizzare questa piattaforma per accrescere il proprio business.

    Oltre a garantire una solida presenza online, infatti, l’e-commerce è uno strumento strategico che può aumentare le opportunità di business in modo esponenziale, permettendo alle imprese di entrare in contatto con nuovi clienti in tutto il mondo, espandersi in nuovi mercati e ridurre le barriere produttore-cliente, sia linguistiche che geografiche.

    Inoltre, in un’epoca in cui l’esperienza digitale è sempre più importante, l’e-commerce offre strumenti analitici sofisticati per analizzare i dati, ottimizzare le offerte e migliorare di continuo l’esperienza utente. Tutto questo grazie ai feedback (i cosiddetti microdata), registrati dalla piattaforma stessa.

    Come realizzare un e-commerce di successo 

    Creare un e-commerce di successo, ovvero che converte e fidelizza gli utenti a lungo termine, è un viaggio che richiede tempo, impegno e strategia, insieme anche ad una buona dose di risorse e miglioramento continuo. 

    Seppure si tratti di un processo lento e complesso, ecco qui 7 consigli pratici per ottimizzare la tua piattaforma e massimizzare le conversioni, ovvero per aumentare le vendite.

    1. Pianifica la strategia

    Per ottenere il successo di un e-commerce, è essenziale avviare il tuo percorso con una pianificazione strategica ben ponderata.

    Avere un’idea brillante o un prodotto di qualità da offrire non è sufficiente: è necessario elaborare un piano chiaro e dettagliato che stabilisca obiettivi aziendali, identifichi il target di mercato, definisca il posizionamento del brand e includa anche una strategia di marketing efficace.

    Dedica tempo e risorse per analizzare il mercato, osservare i tuoi concorrenti e individuare le caratteristiche e i valori che rendono unici il tuo brand e la tua proposta di valore

    Questa fase di pianificazione è fondamentale perché rappresenta il primo passo per costruire un progetto di vendita online solido e duraturo nel tempo.

    2. Scegli il giusto modello di business

    Esistono diversi modelli di business nel mondo dell’e-commerce, ciascuno con le sue peculiarità, vantaggi e sfide. Conoscere e scegliere il modello più adatto alla tua attività è cruciale per massimizzare le opportunità di successo

    Che tu voglia vendere direttamente ai consumatori (B2C), collaborare con altre aziende (B2B), facilitare lo scambio tra consumatori (C2C) o offrire servizi alle imprese (C2B), scegliere il giusto modello di business ti aiuterà ad ottimizzare ogni aspetto del tuo e-commerce: dalla grafica all’user experience, fino al copy e alla strategia di marketing.

    Ma come capire qual è la struttura adatta alla tua attività? Semplice, analizza il target e crea un’esperienza su misura per coinvolgere e catturare l’attenzione dei tuoi potenziali clienti.

    3. Innovazione e sicurezza

    Nel competitivo panorama dell’e-commerce, avere piattaforme digitali innovative e sicure è fondamentale per emergere. Per questo, è importante investire in tecnologie all’avanguardia al fine di proteggere al meglio i dati sensibili degli utenti e garantire pagamenti sicuri. 

    Questo implica scegliere la piattaforma giusta, ottimizzare il sito web per i diversi dispositivi mobili e integrare sistemi di pagamento protetti, come ad esempio Paypal

    Ma ricorda: un’esperienza cliente straordinaria si basa anche su una navigazione fluida e intuitiva e sulla velocità di caricamento del sito.

    4. Assistenza clienti e fidelizzazione

    Accanto all’innovazione, l’assistenza clienti è un altro elemento chiave per conquistare e fidelizzare gli utenti. Infatti, oltre a vendere prodotti di qualità, è essenziale costruire relazioni di fiducia, aiutando i clienti a risolvere le loro esigenze in modo efficace e tempestivo.

    Per fidelizzare i clienti, puoi utilizzare anche strategie di email marketing e curare i social media offrendo contenuti coinvolgenti e accattivanti. 

    La fidelizzazione infatti è cruciale per il successo a lungo termine del tuo e-commerce: un cliente soddisfatto non solo farà acquisti ripetuti, ma diventerà un ambasciatore appassionato del tuo brand, contribuendo attivamente alla crescita del tuo business.

    5. Analisi e monitoraggio dei dati 

    Un e-commerce non può mai fermarsi: per crescere e migliorare, è necessario misurare costantemente le performance e ottimizzare le strategie in base ai risultati ottenuti

    Utilizza strumenti di analisi per monitorare il comportamento degli utenti, le vendite, il tasso di conversione e rimbalzo, e la soddisfazione del cliente.

    I dati sono una risorsa inestimabile che ti permette di adattare le tue scelte e rispondere in maniera efficace alle nuove esigenze del mercato, garantendo un miglioramento continuo del servizio offerto.

    6. Graphic design accattivante

    Anche un graphic design accattivante è fondamentale per catturare l’attenzione dei visitatori e comunicare l’identità unica del tuo brand in modo efficace. 

    La prima impressione conta e, in un mercato affollato, un design curato e attraente può fare la differenza tra un cliente che naviga sul tuo e-commerce e uno che lo abbandona.

    È importante scegliere elementi tipografici e visivi accattivanti e coordinati tra loro, capaci di aumentare l’appeal del tuo sito web e rendere i contenuti più coinvolgenti

    E non dimenticare l’importanza del responsive design, che assicura al tuo e-commerce di essere fruibile su tutti i dispositivi.

    7. Personalizza l’esperienza utente

    E infine, la personalizzazione

    Personalizzare l’esperienza utente è fondamentale per coinvolgere e fidelizzare i clienti nel tempo. Infatti, creare un percorso d’acquisto su misura per ciascun utente, basato sulle sue preferenze e comportamenti di acquisto, può fare la differenza nel rendere la tua offerta più attraente.

    Ad esempio, puoi utilizzare le informazioni raccolte dall’analisi dei dati per suggerire prodotti raccomandati, promozioni su misura oppure contenuti di interesse per ciascun utente. 

    Questa attenzione ai dettagli non solo migliora la soddisfazione del cliente, ma lo incoraggia anche a compiere acquisti ripetuti in futuro. 

    Vuoi vendere i tuoi prodotti o servizi online? 

    Nella nostra web agency, sforniamo e-commerce di successo che non solo convertono, ma coinvolgono e fidelizzano. 

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  • Come fare uno storytelling di successo

    Come fare uno storytelling di successo

    Lo storytelling è l’arte del raccontare storie, nonché uno dei più potenti strumenti di comunicazione. Scopri perché, leggi la news.

    Nel vasto universo della comunicazione, una sola arte riesce a catturare, emozionare e coinvolgere come nessun’altra: lo storytelling.

    Ma come fare uno storytelling che faccia davvero breccia nel cuore e nella mente del tuo pubblico? Scopri con noi i segreti per una narrazione che non solo racconta una storia, ma la rende memorabile.

    Cos’è lo storytelling? Il potere di raccontare

    Lo storytelling è una pratica antica che ha attraversato secoli e culture, rappresentando un potente mezzo di comunicazione sin dalle prime forme di società umane. Definito come l’arte della narrazione, il termine trova le sue radici nel verbo “affabulare”, ovvero raccontare in forma di favola e creare intrecci che danno vita a storie coinvolgenti.

    Anche prima dell’avvento della scrittura, le tribù utilizzavano lo storytelling orale per tramandare tradizioni, saperi e memorie. Questa forma primitiva di narrazione ha mantenuto la sua rilevanza nel tempo, evolvendosi fino alle moderne tecniche digitali, pur mantenendo lo stesso scopo: trasmettere emozioni e valori attraverso i racconti.

    Nonostante i cambiamenti tecnologici, le storie continuano ad avere un impatto straordinario, capace di toccare profondamente le emozioni del pubblico e restare impresse nella memoria, confermando la loro efficacia, oggi più che mai.

    La storia è un viaggio

    Per creare uno storytelling efficace, è essenziale costruire una narrazione chiara e coinvolgente, che permetta al pubblico di immedesimarsi nella storia, ovvero di essere trasportato totalmente all’interno di essa.

    Una struttura solida e familiare, come quella del viaggio dell’eroe teorizzato da Christopher Vogler, offre un percorso narrativo avvincente e semplice da seguire, che aiuta il lettore a connettersi emotivamente con il racconto, grazie a una serie di fasi e archetipi ben definiti.

    Domande e risposte di una storia avvincente

    Prima di raccontare una storia, dobbiamo innanzitutto chiederci: che messaggio vogliamo trasmettere? Definire l’identità del brand o del prodotto è il primo passo, perché solo conoscendo a fondo ciò che vogliamo rappresentare possiamo strutturare una narrazione coerente con i nostri valori e obiettivi.

    Altrettanto cruciale è conoscere il pubblico a cui è destinato il nostro racconto. In questo modo possiamo creare una narrazione che fa breccia nel cuore degli utenti e modulata con il tone of voice (TOV) più adatto a loro.

    Ma rispondere a queste domande non basta: la qualità di una storia sta nei dettagli. Coinvolgere tutti i sensi, descrivere ambienti e atmosfere, far vivere emozioni ricreando nella mente immagini potenti e suggestive, è infatti l’elemento più importante.

    È qui che entra in gioco il famoso principio dello show don’t tell.

     

    Mostra, non raccontare

    Show, don’t tell è una tecnica narrativa usata soprattutto nel cinema, che invita i registi a mettere in scena il messaggio piuttosto che trasmetterlo a parole.

    Questo approccio permette al pubblico di immergersi nella storia attraverso immagini, azioni e suggestioni, lasciando spazio alla propria fantasia ed interpretazioni.

    In questo modo, lo spettatore diventa parte attiva del racconto, vivendo l’esperienza in maniera personale e sfruttando al massimo la propria immaginazione.

    Perché raccontare storie nell’era digitale?

    Lo storytelling non è solo una tecnica di comunicazione, ma una strategia efficace e molto potente per raggiungere diversi obiettivi, ad esempio commerciali, di marketing, informativi, di personal branding e molti altri.

    Nell’era digitale e dei social network, dove la soglia di attenzione degli utenti è sempre più bassa, raccontare storie è fondamentale per distinguersi tra i milioni e milioni di contenuti che popolano il web e catturare l’attenzione del pubblico.

    Le storie, infatti, differenziano il brand dai competitor e rafforzano la relazione con gli utenti grazie alla loro elevata capacità di suscitare emozioni e creare profondi legami.

    Vediamo ora 6 consigli per un digital storytelling di successo.

    6 consigli per un digital storytelling che lascia il segno

    1. Definisci il target di riferimento

    Prima di iniziare a raccontare la tua storia, è essenziale identificare il pubblico. Considera il linguaggio e il tone of voice più adatti per entrare in empatia con i tuoi utenti, insieme ai contenuti che preferiscono e i riferimenti culturali che gli appartengono.

    2. Utilizza parole e visual accattivanti

    Fai uso di un linguaggio chiaro e diretto e immagini accattivanti per comunicare con schiettezza e raggiungere rapidamente il cuore del tuo pubblico.

    3. Suscita emozioni

    Permetti al lettore o spettatore di immedesimarsi nei personaggi e nelle situazioni della tua storia, creando una connessione emotiva profonda. Suscitare emozioni è importante anche per dare ritmo e rendere la storia più intrigante.

    4. Soddisfa bisogni e desideri

    Non dimenticare le “dramatic question” dello storytelling, ovvero le esigenze e i desideri del pubblico. La tua narrazione dovrebbe mirare a risolvere questi bisogni e soddisfarli, offrendo alla fine una morale appagante.

    5. Scegli i canali giusti

    Per il tuo storytelling digitale, utilizza piattaforme diverse, come social media, email marketing, blog e piattaforme di streaming. Ricorda: se il contenuto è il Re, la distribuzione è la Regina.

    6. Adatta il formato

    Sfrutta diversi formati, come video, audio e infografiche, per adattare il tuo storytelling alla piattaforma selezionata. La creatività non ha limiti, ma è fondamentale scegliere con attenzione il formato più efficace per comunicare il tuo messaggio.

    Raccontare storie che restano

    Il segreto per uno storytelling di successo è saper coniugare creatività, strategia ed emozione.

    Sia che tu stia raccontando la storia di un brand o quella di un prodotto, ricordati che ogni narrazione deve avere una struttura solida, un messaggio chiaro e una connessione autentica con il pubblico.

    Solo così puoi creare racconti che rimangono impressi nella memoria, dando vita ad esperienze coinvolgenti, uniche e indimenticabili.

    Sei pronto a trasformare la tua storia in un potente strumento di comunicazione?

    Contattaci

  • Bias cognitivi: cosa sono e 6 esempi

    Bias cognitivi: cosa sono e 6 esempi

    Cosa sono i bias cognitivi e perché devi conoscerli se lavori nel marketing? Leggi la news per scoprire 6 esempi di bias più utilizzati nella pubblicità.

    Ogni giorno, il nostro cervello prende centinaia di decisioni, spesso in modo automatico e senza che ce ne accorgiamo. Che si tratti di scegliere cosa mangiare a pranzo o quale smartphone acquistare, il nostro cervello valuta alla svelta ogni opzione per compiere la scelta migliore.

    Tuttavia, con l’enorme quantità di informazioni che ci circonda, analizzare tutti i pro e i contro richiederebbe troppo tempo ed energia. Per questo motivo, per semplificare il processo decisionale, il nostro cervello fa appello alla propria razionalità, percorrendo rapide scorciatoie mentali che spesso però risultano ingannevoli.

    E così si generano “errori di giudizio” che in psicologia prendono il nome di bias cognitivi. Ma cosa sono esattamente e come vengono sfruttati dalla pubblicità?

    Bias cognitivi: cosa sono e perchè dovresti conoscerli

    I bias cognitivi sono distorsioni mentali che influenzano il modo in cui interpretiamo la realtà. Daniel Kahneman, nel suo celebre libro “Pensieri lenti e veloci”, ha approfondito questo concetto, spiegando come il nostro cervello operi attraverso due sistemi: uno veloce e intuitivo, e uno più lento e riflessivo.

    I bias cognitivi appartengono al primo sistema, quello veloce, e sono delle vere e proprie scorciatoie mentali che ci permettono di prendere decisioni rapidamente, senza dover analizzare tutte le informazioni a nostra disposizione.

    Sebbene queste scorciatoie possano essere utili in situazioni di emergenza o quando il tempo è limitato, possono anche portarci ad errori di valutazione influenzando in modo sbagliato le nostre scelte.

    I bias cognitivi secondo il neuromarketing

    Il neuromarketing è la disciplina che studia le teorie neuroscientifiche applicate alla pubblicità. E i bias cognitivi sono tra i temi principali di questa materia per comprendere le ragioni psicologiche dietro al comportamento d’acquisto dei consumatori.

    Di fronte a una scelta apparentemente semplice, per esempio quale marca di caffè comprare, il nostro cervello è sommerso da centinaia di informazioni che, se analizzate tutte nel dettaglio, richiederebbero uno sforzo immenso.

    Ed è qui che entrano in gioco i bias cognitivi, che ci aiutano a semplificare la decisione e a farci sentire sicuri di aver fatto la scelta giusta, anche se non è sempre così.

    Il ruolo dei bias cognitivi nel percorso d’acquisto

    Conoscere bias cognitivi è fondamentale non solo per comprendere il comportamento dei consumatori, ma anche per influenzare le loro decisioni d’acquisto.

    Il Customer Journey, è composto da cinque fasi, (Bisogno, Ricerca, Valutazione, Acquisto e Fidelizzazione) e i bias cognitivi entrano in gioco nella seconda e nella terza fase, ovvero in quelle di Ricerca e Valutazione in cui il consumatore analizza le varie opzioni per prendere la decisione migliore.

    Sebbene in letteratura siano stati individuati oltre 100 bias cognitivi ai quali può essere soggetta la mente umana, nello studio “Messy Middle”, Google mette in evidenza i 6 principali che accomunano tutti i consumatori.

    Scopriamo insieme quali sono e alcuni esempi di bias cognitivi utilizzati nelle pubblicità.

    I 6 bias cognitivi di Google

     

    1. Euristiche di categoria

    Le euristiche di categoria portano il nostro cervello a concentrarsi su poche caratteristiche chiave di un prodotto per prendere una decisione rapida. Questo bias entra in gioco soprattutto quando non conosciamo bene un tema, ma vogliamo costruirci un’idea generica su di esso senza troppo sforzo.

    Ad esempio, quando scegliamo uno smartphone, potremmo focalizzarci solo sul numero di megapixel della fotocamera o il numero di gigabyte di memoria, ignorando altri aspetti tecnici altrettanto importanti.

    Nella pubblicità, le aziende spesso enfatizzano questi elementi per semplificare la scelta dei consumatori, come la durata della batteria di un laptop o  le etichette “biologico” e “senza glutine” sui prodotti alimentari.

     

    2. Potere dell’immediatezza

    L’essere umano vuole tutto subito. E nell’era digitale, dove ogni cosa è disponibile grazie ad un semplice click, questa affermazione è ancora più vera.

    L’immediatezza infatti è un bias cognitivo molto potente che spiega, per esempio, perché le consegne di Amazon Prime in 24 ore o i download istantanei abbiano così tanto successo.

    Offrire ai consumatori benefici immediati, come uno “sconto valido solo per oggi” o la possibilità di ottenere entro poco tempo il prodotto desiderato, è una strategia molto efficace per spingere i consumatori all’acquisto.

     

    3. Prova sociale

    Un altro esempio di bias cognitivo è la prova sociale. Quando siamo incerti su una decisione da prendere, tendiamo a seguire il comportamento degli altri.

    Le recensioni online e le valutazioni a stelle sono tutti esempi di prova sociale utilizzati nella pubblicità per rafforzare la credibilità di un prodotto o servizio.

    Pensiamo ad Airbnb: quanti di noi leggono le recensioni prima di prenotare un alloggio?

     

    4. Bias di scarsità

    Un’altra importante verità sull’essere umano è che è attratto da ciò che non può avere. Quindi quando qualcosa è raro o difficile da ottenere, diventa automaticamente più desiderabile.

    Le offerte a tempo limitato “solo per oggi” o le limited edition di un prodotto giocano proprio sul bias di scarsità. La pubblicità sfrutta questa paura di “perdere l’occasione” per spingerci a comprare subito qualcosa, anche se magari non ne abbiamo davvero bisogno.

     

    5. Bias di autorità

    Davanti all’ignoto, tendiamo ad affidarci a chi ne sa più di noi, quindi a degli esperti o persone che consideriamo autorevoli.

    Tanti esempi di questo bias cognitivo si manifestano nell’influencer marketing, che utilizza celebrità o figure professionali di spicco per raccomandare un prodotto o servizio, sfruttando la loro fama e credibilità.

    Un esempio concreto è quello di Sensodyne, noto brand di dentifrici per denti sensibili. Nelle sue campagne pubblicitarie, Sensodyne utilizza spesso dentisti reali che spiegano i benefici del prodotto e ne sottolineano l’efficacia nel ridurre la sensibilità dentale.

     

    6. Potere della gratuità

    A tutti piacciono i regali. Ecco perché nel marketing, gli omaggi hanno un potere incredibile.

    Le promozioni “2×1” o i piccoli omaggi inclusi in un acquisto sfruttano il bias della gratuità per spingere i consumatori all’acquisto.

    Anche se l’oggetto gratuito non è direttamente collegato al prodotto principale, il semplice fatto di ottenere qualcosa gratis rende l’offerta molto più attraente.

     

    Usiamo i bias cognitivi in modo etico

    I bias cognitivi sono strumenti molto potenti nel mondo del marketing. Saperli riconoscere e utilizzare in modo strategico può fare la differenza tra una campagna pubblicitaria performante e una che passa inosservata.

    Tuttavia, è fondamentale utilizzarli in modo etico e corretto. Sfruttare i bias cognitivi per manipolare il consumatore spingendolo a comprare qualcosa senza che ne abbia davvero bisogno, non solo può danneggiare la sua fiducia nei confronti del brand, ma anche arrecargli un danno a lungo termine, soprattutto se il prezzo del prodotto è elevato.

    Il vero scopo del marketing è quello di guidare il consumatore verso la scelta migliore per le sue necessità, in modo trasparente e del tutto onesto. In fondo, un cliente soddisfatto è l’ambasciatore più prezioso di ogni brand.

    Vuoi scoprire di più sul mondo del marketing e della pubblicità?

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  • Engagement rate: cos’è e 4 strategie efficaci

    Engagement rate: cos’è e 4 strategie efficaci

    Cos’è l’engagement rate e perché è importante per il tuo business?

    Scopri di cosa si tratta e 4 strategie utili per migliorare il coinvolgimento degli utenti.

    Nell’era del web marketing, pianificare e monitorare una strategia di marketing è diventato molto più semplice ed immediato. Oggi le aziende hanno a portata di mano un vasto arsenale di strumenti e tecnologie che permettono di raccogliere una grande quantità di dati preziosi per profilare al meglio il target di riferimento.

    Questi dati sono come i tasselli di un puzzle: una volta raccolti e interpretati correttamente, possono rivelare alle imprese la strategia più efficace per raggiungere gli obiettivi di business.

    Tra questi, una delle metriche più importanti è decisamente l’engagement rate: si tratta di un indicatore che misura il livello di coinvolgimento degli utenti.

    Scopriamo di seguito di cosa si tratta, come si misura e come migliorarlo per il tuo business.

    Che cos’è l’engagement rate?

    L’Engagement rate è una metrica che valuta il livello di coinvolgimento degli utenti nei confronti di un brand. Questo indicatore si basa sulle diverse forme di interazione che i contenuti dell’azienda ricevono, sia online che offline.

    Infatti, a differenza di ciò che molti credono, esistono due tipologie di engagement. Il primo si riferisce alle azioni dirette degli utenti, come per esempio like, commenti e click sui link. Il secondo, l’engagement secondario, analizza invece le attività indirette, come il passaparola generato da una strategia di marketing.

    Queste categorie di coinvolgimento sono entrambe fondamentali per valutare l’impatto complessivo delle iniziative di marketing e comprendere appieno il rapporto tra l’azienda e i suoi clienti. Infatti, più alta è la partecipazione degli utenti, più forte è la relazione tra quest’ultimi e il brand.

    Engagement rate e fidelizzazione

    L’engagement rate e la fidelizzazione dei clienti sono due elementi strettamente correlati: insieme, completano il quadro del successo aziendale. Ma qual è esattamente il legame tra queste due componenti chiave del marketing?

    Come abbiamo detto finora, l’engagement rate misura quanto il pubblico è coinvolto con il brand. Quindi indica se i tuoi sforzi di marketing stanno davvero catturando l’attenzione e l’interesse dei tuoi utenti.

    D’altra parte, la fidelizzazione dei clienti riguarda la capacità di un’azienda di coltivare relazioni solide e durature con la propria clientela. Siamo nell’era dei social e dell’inbound marketing, non si tratta più solo di vendere un prodotto o un servizio, ma di creare un legame emotivo che incoraggi le persone a tornare sempre da te, a fidarsi di te e a raccomandarti ad altri.

    Perchè l’engagement rate è così importante?

    Quando gli utenti si sentono veramente coinvolti, apprezzati e parte di una community, sono più propensi a tornare per fare acquisti ripetuti e a diventare sostenitori entusiasti del marchio. In altre parole, l’alto livello di coinvolgimento degli utenti è la chiave per creare una solida base di clienti fedeli e affezionati.

    In questa nuova era del marketing, le aziende devono guardare al consumatore come a una persona reale coinvolta in modo attivo nella vita del brand stesso, e non più come un destinatario passivo di messaggi pubblicitari.

    L’engagement rate non è quindi solo una metrica da monitorare passivamente, ma rappresenta la chiave del successo aziendale. È il motore che alimenta la crescita del brand, il quale permette di creare una rete di clienti fedeli e appassionati, pronti a difendere il marchio a spada tratta e a diffondere il suo messaggio con contagioso entusiasmo.

    Engagement di alto livello

    In sostanza, un alto livello di engagement assicura al brand:

    • Maggiore visibilità: coinvolgere il pubblico aumenta la brand awareness.
    • Fidelizzazione: il coinvolgimento crea un legame più forte tra il tuo brand e il pubblico.
    • Passaparola: le persone coinvolte sono più propense a raccomandare il brand ad altri.
    • Autorevolezza: una partecipazione degli utenti vera e autentica aumenta la credibilità del tuo brand agli occhi del pubblico.

    Vediamo ora come si misura l’engagement rate nei diversi canali digitali.

    Come si misura l’engagement rate?

    L’engagement è un’attività che richiede attenzione costante e miglioramenti continui per creare connessioni profonde e mantenere i clienti fedeli nel tempo.

    Tuttavia, nel mondo del marketing c’è parecchia confusione per quanto riguarda i dati da considerare per misurare con esattezza questo tasso di coinvolgimento. Questo perché le interazioni degli utenti sono influenzate da una miriade di fattori, che possono variare persino in base al contesto aziendale.

    Sebbene il calcolo dell’engagement rate sia complicato, di seguito trovi alcune metriche essenziali che ti aiuteranno a valutare il coinvolgimento del tuo pubblico, a seconda del canale digitale utilizzato.

    Alcune metriche essenziali per misurare l’engagement rate:

    Siti web

    • Tempo medio di permanenza sul sito
    • Frequenza di rimbalzo o tasso di abbandono (bounce rate)
    • Numero di pagine visitate durante una sessione
    • Numero di visitatori
    • Numero di conversioni e interazioni

    E-commerce

    • Tasso di abbandono del carrello acquisti (conversion rate)
    • Spesa media del carrello
    • Frequenza degli acquisti
    • Numero acquisti ripetuti da uno stesso cliente in un determinato periodo di tempo

    Social network (Facebook, Instagram, LinkedIn, Twitter, etc.)

    • Like
    • Commenti
    • Condivisioni
    • Reazioni
    • Risposte alle storie
    • Retweet

    E-mail

    • Tassi di apertura e-mail
    • Numero di click al link

    App

    • Frequenza con cui gli utenti utilizzano l’app
    • Tempo di permanenza
    • Numero di azioni svolte all’interno dell’app

    4 strategie per migliorare l’engagement rate

    Vediamo infine 4 strategie utili per migliorare l’engagement rate e aumentare il coinvolgimento del tuo pubblico.

    1. Cosa piace ai tuoi utenti?

    Il tuo target di riferimento deve essere al centro dell’universo. Solo scoprendo cosa piace ai tuoi clienti, potrai proporre loro prodotti, servizi e contenuti che attirano realmente la loro attenzione e li spingono ad interagire con il tuo brand.

    2. Contenuti di valore

    Utilizza i canali digitali della tua azienda per diffondere contenuti utili e originali che interessano al tuo target. Un consiglio è quello di guardare i competitor per analizzare i loro punti di forza e di debolezza, così da proporre agli utenti contenuti più coinvolgenti e completi.

    3. Personalizza l’esperienza

    Nell’era dei social e dell’inbound marketing, l’esperienza cliente è tutto. Personalizzare le offerte e premiare i  clienti più fedeli e affezionati sono strategie efficaci per aumentare la soddisfazione dei consumatori e, di conseguenza, il loro livello di coinvolgimento con il brand.

    4. Meta ADS e Google ADS

    Le campagne pubblicitarie su Meta e su Google rappresentano un mezzo molto potente per aumentare l’engagement del pubblico. Attraverso annunci personalizzati e incentrati sulle preferenze degli utenti, puoi stimolare facilmente le interazioni, spingendo il tuo pubblico a commentare, condividere o visitare il tuo sito web attraverso contenuti e call to action mirate che hanno l’obiettivo di espandere la community e la visibilità aziendale.

    Vuoi aumentare il coinvolgimento dei tuoi utenti?

    Scopri quali sono le strategie più efficaci e succulente per attirare il tuo target di riferimento! Contattaci per una consulenza senza impegno!

  • McDonald’s: pubblicità aromatica al gusto di Happy Meal

    McDonald’s: pubblicità aromatica al gusto di Happy Meal

    McDonald’s apre le porte ad una nuova era della pubblicità: niente scritte, solo cartelloni aromatici al gusto di patatine fritte ed Happy Meal. Leggi di più!

    Cartelloni al sapore di… patatine fritte ed Happy Meal! È questa la trovata rivoluzionaria di McDonald’s che pochi giorni fa ha deciso di installare a Utrecht e Leida, nei Paesi Bassi, le prime due installazioni aromatiche che avvicinano i passanti lasciandoli con l’acquolina in bocca. Letteralmente.

    Promuovere il cibo stimolando l’appetito

    Quale modo migliore per promuovere il cibo, se non stimolando l’appetito? Da sempre, le aziende nel settore alimentare hanno impiegato immagini accattivanti e suoni evocativi per suscitare la fame e incentivare gli acquisti.

    Immagina un succulento pezzo di carne sulla griglia, accompagnato dallo sfrigolio che emana durante la cottura… probabilmente senti già in bocca il sapore della carne senza neanche averla assaggiata!

    È così che gli spot e i cartelloni pubblicitari attivano in modo istintivo il nostro desiderio di mangiare, attraverso suoni ed immagini persuasive, capaci di creare esperienze coinvolgenti e multisensoriali.

    Dopotutto, il cibo è l’esperienza multisensoriale per eccellenza che coinvolge tutti e cinque sensi: tatto, vista, udito, gusto e olfatto. Ma pochi sanno che apprezziamo i sapori soprattutto grazie al nostro naso.

    Il sapore del cibo è per l’80% olfatto

    Gordon Shepherd, ex professore del dipartimento di Neurobiologia di Yale, all’interno del suo libro “How Brain Creates Flavor and Why It Matters”, spiega che l’olfatto incide sul gusto fino all’80%, mentre il restante 20% è dato da vista, udito, tatto e papille gustative.

    Questa scoperta rivela quanto sia cruciale il ruolo dell’olfatto nell’esperienza gastronomica complessiva. È proprio per questo che i cartelloni aromatici di McDonald’s potrebbero rivelarsi una mossa vincente nella strategia di marketing.

    McDonald’s gioca tutto sull’olfatto

    Zero immagini, niente suoni e nessuna scritta: l’unica cosa che i cartelloni “acchiappa-clienti” di McDonald’s emanano è quel profumo delizioso e inconfondibile di patatine fritte ed Happy Meal.

    Si tratta di una mossa davvero audace (e per molti irresistibile) che ha permesso alla catena di fast food di aprire le porte a una nuova era della pubblicità alimentare facendo leva solo sul marketing olfattivo: questo tipo di comunicazione è molto efficace perché, oltre a stimolare l’appetito, permette di evocare ricordi ed emozioni in modo molto più impattante rispetto ai suoni o alle immagini.

    Infatti, l’olfatto è in grado di far rivivere memorie ed esperienze passate al solo odore di un profumo familiare. E McDonald’s ha sfruttato questa “arma segreta” per stimolare l’appetito dei propri clienti e rievocare nella loro mente anche i bei momenti trascorsi nei suoi ristoranti.

    rebranding cos'è

    Come funzionano i cartelloni aromatici?

    I cartelloni aromatici, caratterizzati dai colori giallo e rosso e privi di logo, sono stati collocati strategicamente entro 200 metri dai ristoranti McDonald’s, consentendo così ai clienti di seguire il profumo del cibo fino alla fonte.

    Inoltre, per diffondere l’invitante aroma di patatine fritte ed Happy Meal, all’interno dei cartelloni pubblicitari vengono posizionati dei vassoi riempiti con questi prodotti iconici del celebre marchio di fast food. Grazie a ventilatori all’avanguardia, il delizioso sapore del cibo si diffonde fino a una distanza di circa 5 metri, attirando l’attenzione e stimolando l’appetito dei passanti.

     

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  • Come è nato Facebook e che cos’è oggi

    Come è nato Facebook e che cos’è oggi

    Scopri come è nato Facebook e come è cambiato in 20 anni il Leader mondiale dei social network. Leggi la news.

    Buon compleanno Facebook! In occasione dei 20 anni del social network più utilizzato a livello globale, esploriamo insieme la sua storia e i momenti chiave che hanno permesso alla piattaforma di conquistare oltre 3 miliardi di utenti in tutto il mondo.

    Facebook: come è nato il Leader mondiale dei social network

    Come racconta la Repubblica, nell’ottobre 2003, lo studente di Harvard Mark Zuckerberg lanciò Facemash, un sito che raccoglieva le foto di tutti gli studenti dell’università e permetteva agli utenti di votare la loro preferita tra due messe a confronto.

    In poche ore, Facemash ottenne 22 mila click causando il crollo dei server universitari, la conseguente sospensione di Zuckerberg e la chiusura definitiva della piattaforma. 

    Ma se per Facemash era la fine, per Zuckerberg era solo l’inizio: pochi mesi dopo, il 4 febbraio 2004, lo studente di Harvard lanciò il sito thefacebook.com e, senza saperlo, cambiò per sempre la storia di Internet e il nostro modo di socializzare.

    In pochi anni, da Harvard a tutto il mondo

    L’enorme successo di Facebook tra gli studenti di Harvard spinse Zuckerberg e i suoi collaboratori ad estendere il servizio prima agli studenti di tutte le università, poi a quelli di tutti licei e infine, nel 2006, a tutte le persone con un’età superiore ai 13 anni. 

    Ciò permise alla piattaforma di passare, nel 2007, dalla 66esima alla settima posizione nella classifica dei siti più visitati al mondo, superando i social network allora più famosi come Netlog, MySpace e Windows Live Messenger, il client di messaggistica istantanea della Microsoft, molto popolare soprattutto in Italia, ve lo ricordate?

    Dal 2008, con l’avvento di Facebook in lingua italiana, Messenger perse lentamente popolarità a favore del nuovo social media che invece registrò più di 1 milione e 300 mila visite in pochi mesi.

    I momenti chiave della storia di Facebook

    Vediamo ora le tappe più significative della storia di Facebook, a partire dalla sua apertura al pubblico nel 2006: 

    • 2007: Lancio del Marketplace, un innovativo spazio per condividere annunci gratuiti

    • 2010: Introduzione del famoso tasto “Mi piace” che cambia il modo in cui gli utenti interagiscono con i contenuti

    • 2011: Lancio di Facebook Messenger come app separata e delle funzioni “chiamata vocale” e “videochiamata”

    • 2012: Acquisizione di Instagram

    • 2014: Acquisizione di Whatsapp

    • 2016: Lancio delle “Storie” e di Facebook Live per condividere momenti in diretta

    • 2018: Il caso Cambridge Analytica spinge Facebook a rivedere le politiche di sicurezza e protezione dei dati

    • 2021: Rebranding da Facebook a Meta: l’azienda cambia nome per riflettere la sua visione del Metaverso, ovvero uno spazio in cui convergono mondo fisico, realtà virtuale e realtà aumentata.

    • 2021: Nasce Meta Business Suite, uno strumento che permette agli imprenditori di gestire la propria comunicazione e l’advertising sia su Facebook che su Instagram. 

    Cos’è Facebook nel 2024?

    Molto più di un social network: Meta, grazie a Facebook, Whatsapp, Instagram e Messenger, rappresenta un vero e proprio ecosistema capace di connettere persone in tutto il mondo e dominare le classifiche globali delle piattaforme social più utilizzate. 

    Secondo We Are Social, oggi Facebook registra oltre 3 miliardi di utenti attivi in tutto il mondo, la maggior parte tra i 16 e 64 anni.

    In Italia, con un pubblico di circa 30 milioni di utenti, il social network è il 2° sito più visitato dopo Google, nonché il 2° social media più utilizzato dopo WhatsApp. Inoltre, si colloca nella top 5 delle ricerche più effettuate dagli italiani sul web. 

    Grazie all’audience così ampia e agli strumenti a favore della promozione aziendale, nel 2024 Facebook non è più solo un luogo di interazione sociale, ma è anche l’hub principale per la pubblicità, la messaggistica e il marketplace. 

    E nonostante gli scandali legati alla privacy e alle fake news, il social network continua a prosperare conquistando un pubblico sempre più vasto.

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  • L’intelligenza artificiale protagonista al CES 2024 di Las Vegas

    L’intelligenza artificiale protagonista al CES 2024 di Las Vegas

    L’AI è la protagonista del CES 2024 di Las Vegas. Scopri le principali novità della fiera internazionale per il settore marketing, tecnologico e automotive.

    Il Consumer Electronic Show (CES) di Las Vegas è la fiera di elettronica e informatica più grande del mondo, nonché la conferenza più attesa dell’anno per tutti i marketers e gli specialisti del settore digitale, tecnologico e automotive.

    Dal 9 al 12 gennaio, infatti, Sin City è palcoscenico di grandiose innovazioni destinate a rivoluzionare il modo in cui viviamo e consumiamo, oltre al nostro rapporto con i dispositivi elettronici, dai pc agli smartphone, dagli elettrodomestici ai gadgets per rendere la casa più smart e hi tech.

    Ma i protagonisti dell’edizione di quest’anno non sono le startup o gli stravaganti prodotti tecnologici: al CES 2024, la vera stella è l’intelligenza artificiale con i suoi algoritmi di machine learning in continua evoluzione.

    L’intelligenza artificiale è ovunque

    Focus della maggior parte delle conferenze e talk show, nonché principale attributo di numerosi prodotti all’avanguardia, l’intelligenza artificiale conquista la kermesse tecnologica di Las Vegas svelando nuove applicazioni che possono migliorare la sanità, sostenibilità, produttività delle aziende e tanto altro.

    “All on”, ovvero “Tutto acceso”, è infatti il claim del CES 2024 che anticipa una nuova stagione della tecnologia, fatta di frigoriferi che sfruttano l’AI per suggerire ricette in base agli ingredienti al loro interno, ma anche di dispositivi medicali per rilevare in maniera preventiva eventuali patologie.

    E tra le invenzioni tecnologiche più sorprendenti con intelligenza artificiale integrata, alla fiera internazionale spunta il robottino AI Agent di LG. Vediamo insieme di cosa si tratta.

    LG presenta il primo robot Smart Home

    La principale novità del CES 2024 per il settore tecnologico è il robottino Smart Home AI Agent di LG che è in grado di spostarsi per le varie stanze della casa e comprendere il linguaggio e le espressioni facciali umane.

    Il piccolo robot fornisce assistenza per regolare dispositivi di domotica o Internet delle cose (IoT) e può essere utilizzato anche per intrattenere i bambini e gli animali domestici.

    Ma le innovazioni non finiscono qui: gli oltre 4.000 espositori provenienti da tutto il mondo non hanno portato l’intelligenza artificiale solo nelle nostre case. Infatti, nei padiglioni espositivi di Las Vegas, l’AI sale anche a bordo delle autovetture e diventa parte integrante di numerosi accessori da indossare per portare sempre con sé assistenti virtuali come Chat GPT.

    Pc, smartphone e automobili del futuro

    Smartphone con schede grafiche in alta definizione, processori di ultima generazione per computer di marchi come Lenovo, Asus e Acer e design ultra moderni che puntano alla sottigliezza: al CES 2024, i brand più famosi e le startup emergenti hanno portato sorprendenti innovazioni nel mondo dell’informatica.

    Per quanto riguarda il settore automotive, invece, le principali novità riguardano le vetture elettriche di Honda e le soluzioni all’avanguardia per la guida autonoma e sicura proposte da Hyundai e Mercedes.

    A Las Vegas tante novità anche per il marketing

    Durante le conferenze e i talk show nelle sale espositive di Las Vegas, numerosi professionisti e brand di spicco hanno esplorato anche le potenzialità dell’intelligenza artificiale per il mondo del marketing e della comunicazione.

    L’AI, infatti, è uno strumento molto utile e in continua evoluzione che aiuta le aziende ad individuare i trend del mercato e il comportamento dei consumatori, così da pianificare campagne di advertising mirate e altamente performanti e molto altro per migliorare la comunicazione e le strategie aziendali.

    Presso i padiglioni della fiera internazionale, sono stati inoltre presentati tool all’avanguardia per creare contenuti audio e video di alta qualità, nonché foto e grafiche in alta definizione.

    Insomma, il Consumer Electronic Show del 2024 ha portato grandi rivoluzioni che segneranno il futuro di ogni ambito della nostra esistenza, sia nel lavoro che nella vita di tutti i giorni, rendendo ogni momento incredibilmente più smart.

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  • Scopri Gemini, l’innovativa AI di Google

    Scopri Gemini, l’innovativa AI di Google

    Gemini è l’innovativa intelligenza artificiale di Google: scopri tutte le caratteristiche e i vantaggi per aziende e programmatori.

    All’inizio di dicembre, Google ha lanciato Gemini 1.0: un nuovo modello di intelligenza artificiale finalizzato a migliorare le prestazioni di Bard, il famoso chatbot di Google.

    Secondo molti test effettuati, le performance avanzate di Gemini superano quelle di Chat GPT-4. Scopriamo insieme tutte le versioni disponibili della nuova AI per creare testi, immagini e video in alta definizione.

    Cos’è Gemini 1.0 e tutte le versioni disponibili

    Gemini 1.0 è un modello di intelligenza artificiale multimodale, anche detto di deep learning: si tratta di una tipologia di AI che è in grado di generare informazioni ricavando i dati da diverse fonti, per esempio da testi, immagini, audio, video e codici di programmazione.

    L’obiettivo di questo modello è quello di combinare tutte le informazioni ricavate dai vari input per comprendere al meglio il contesto e generare così risultati più precisi e completi.

    Attualmente, Google ha creato tre varianti di Gemini: Ultra, Pro e Nano. Le tre versioni differiscono per la dimensione del loro sistema di apprendimento automatico, più grande in Gemini Ultra (con 1,6 trilioni di parametri) e più piccolo in Gemini Nano (10 miliardi di parametri).

    Gemini Ultra, Nano e Pro: quale scegliere 

    Maggiore è il modello di apprendimento automatico, maggiore è la capacità dell’intelligenza artificiale di apprendere informazioni e generare risultati affidabili e creativi. 

    Proprio per questo motivo, Gemini Ultra è il modello più costoso in quanto è in grado di utilizzare ben 57 macro aree del sapere per risolvere operazioni elaborate e complesse in modo estremamente accurato. 

    Tuttavia, anche Gemini Pro, con i suoi 100 miliardi di parametri, è un’ottima scelta per generare contenuti originali e di alta qualità. Ad oggi, la versione Pro è disponibile gratuitamente su Google Bard e rappresenta quindi un grande aiuto per aziende e programmatori che vogliono rendere la propria attività più efficiente contenendo i costi.

    Per quanto riguarda Gemini Nano, invece, questo modello è disponibile solo sui dispositivi Google Pixel 8 Pro e permette di ottenere ottimi risultati in quelle operazioni più semplici e generiche.

    Quando arriva Gemini Ultra? 

    A differenza delle versioni Nano e Pro già in uso, Gemini Ultra arriverà su Bard all’inizio del 2024 con prestazioni avanzate che, secondo la stessa casa madre, supererebbero quelle di Chat GPT-4 di OpenAI, soprattutto nella matematica e nella codifica specializzata.

    Infatti, Jeff Dean, Capo Scienziato di Google, ha dichiarato che Gemini Ultra è il primo modello “a raggiungere prestazioni di umano esperto su MMLU in 57 soggetti con un punteggio superiore al 90%“.

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