Autore: Antonio Conti

  • Siti non accessibili? Ecco i rischi per bandi e business

    Siti non accessibili? Ecco i rischi per bandi e business

    Dal 28 giugno 2025, l’European Accessibility Act (EAA) introduce un cambiamento sostanziale nel panorama digitale: tutti i siti web, le applicazioni e le piattaforme online dovranno garantire l’accesso pieno e senza ostacoli a ogni utente, indipendentemente dalle sue capacità.

    Non si tratta più solo di un impegno etico o di una scelta legata alla responsabilità sociale: l’accessibilità diventa un requisito legale a tutti gli effetti, con implicazioni concrete per aziende, enti pubblici e fornitori di servizi digitali.

    I siti non accessibili, cioè quelli che non rispettano gli standard internazionali, rischiano di escludere milioni di utenti e, allo stesso tempo, di far perdere alle aziende opportunità concrete.

    In Italia, l’Accessibility Act richiede la piena conformità alle linee guida WCAG 2.1, già adottate dalla Pubblica Amministrazione e sempre più presenti nei requisiti di bandi pubblici e partnership commerciali.

    Adeguarsi significa mettere in regola il proprio sito, evitare sanzioni e prepararsi a un mercato digitale dove l’accessibilità è sinonimo di innovazione, competitività e reputazione.

    Accessibilità e bandi pubblici: cosa sta cambiando? 

    Con l’entrata in vigore dell’Accessibility Act, cresce il numero di bandi pubblici, italiani ed europei, che richiedono la conformità ai requisiti di accessibilità digitale, come le linee guida WCAG 2.1. Le pubbliche amministrazioni non accettano più dichiarazioni generiche: richiedono prove concrete, come audit tecnici, dichiarazioni di accessibilità aggiornate e report di conformità.

    Chi presenta siti non accessibili rischia l’esclusione immediata dalla gara o penalizzazioni nel punteggio finale.

    Normative come la Direttiva UE 2016/2102 e lo standard EN 301 549 fissano criteri chiari e controlli rigorosi. Essere conformi non è più un’opzione: è una condizione necessaria per accedere a fondi e opportunità pubbliche.

    Non solo PA: l’accessibilità come requisito nelle opportunità commerciali

    Non solo la Pubblica Amministrazione impone oggi criteri di accessibilità. Anche molte grandi aziende, soprattutto multinazionali e realtà B2B internazionali, stanno integrando la conformità agli standard di accessibilità digitale nei loro requisiti contrattuali. Questo perché l’accessibilità è sempre più letta come un elemento chiave per la responsabilità sociale d’impresa (CSR) e per il rispetto dei criteri ESG (Environmental, Social, Governance).

    Un sito non conforme può diventare un ostacolo a partnership strategiche, forniture o gare commerciali, impedendo di accedere a importanti opportunità. In questo scenario, avere canali digitali accessibili è non solo un dovere etico, ma anche una leva competitiva fondamentale per consolidare la reputazione aziendale e favorire relazioni di lungo termine con clienti e fornitori.

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    Da dove iniziare? Il percorso consigliato

    Il primo passo verso la conformità all’Accessibility Act consiste in un’analisi tecnica approfondita del proprio sito o piattaforma digitale, con una verifica puntuale dei requisiti WCAG 2.1. Successivamente si definisce una roadmap personalizzata, che individua gli interventi necessari per adeguare progressivamente il sito, garantendo la tracciabilità di ogni fase.

    Questo approccio consente di pianificare l’adeguamento senza interrompere l’attività quotidiana, ottimizzando tempi e risorse.

    Compliance e competitività: un binomio strategico per le aziende

    Adeguare oggi i propri canali digitali agli standard di accessibilità significa prepararsi in anticipo a un mercato sempre più attento a inclusione e sostenibilità. Le organizzazioni che investono nell’accessibilità dimostrano innovazione e lungimiranza, evitando interventi d’urgenza e costosi correttivi all’ultimo momento.

    A completamento del processo, Mr Keting rilascia un attestato di conformità, utile come documentazione ufficiale da allegare in fase di candidatura o gara. Uno strumento concreto che certifica l’impegno verso l’accessibilità e rafforza la credibilità digitale dell’organizzazione.

    Vuoi sapere se il tuo sito è conforme?

  • Cuborcar, Mr Keting e Feralpisalò: cresce la cultura d’impresa

    Cuborcar, Mr Keting e Feralpisalò: cresce la cultura d’impresa

    Il 19 novembre 2024, a Calcinato (BS) si è tenuta l’inaugurazione della nuova sede operativa di Cuborcar, già attiva da luglio.

    Per l’occasione, oltre 100 partner della società calcistica Feralpisalò si sono riuniti per celebrare una cultura d’impresa condivisa e nuove opportunità di crescita e innovazione.

    Nella suggestiva cornice della nuova sede, i fondatori di Cuborcar Raimondo Cuccuru, Valentino Borghi e il nuovo amministratore Alessandro Borghi hanno accolto gli ospiti con grande ospitalità ed entusiasmo.

    Presente anche Giuseppe Pasini, presidente di Feralpisalò e figura chiave nell’industria bresciana, per vivere questo prezioso momento di incontro, confronto e condivisione.

    40 anni di crescita e innovazione nella logistica industriale

    Fondata negli anni ’80, Cuborcar è concessionario ufficiale Toyota per la provincia di Brescia occupandosi di noleggio, vendita e assistenza di carrelli elevatori e soluzioni per la movimentazione industriale.

    Per Cuborcar, la nuova sede di Calcinato rappresenta un enorme salto qualitativo in termini di spazi, accoglienza, showroom e servizi per la clientela.

    Durante l’evento, il CEO Alessandro Borghi ha illustrato con entusiasmo la visione che guida l’azienda, ispirata anche ai principi del leggendario ingegnere giapponese Taiichi Ōhno, padre del Toyota Production System.

    Una filosofia che coniuga concretezza, rispetto e innovazione continua per la crescita sostenibile dell’impresa.

    Mr Keting - Storie B2B Feralpisalo Cubor-Car

    Feralpisalò: generare valore dall’unione di sport e impresa

    Come Cuborcar, anche Feralpisalò integra una forte cultura d’impresa nella propria organizzazione.

    Durante l’evento, la società calcistica bresciana ha presentato i risultati della prima parte di stagione, con particolare attenzione alla crescita digitale, alle collaborazioni con gli sponsor e ai progetti di responsabilità sociale intrapresi.

    Tutto questo per generare valore sul territorio: attraverso lo sport, infatti, Feralpisalò punta alla crescita dei giovani e delle comunità locali, promuovendo relazioni autentiche, tramite una rete consolidata di partner uniti dall’iconico stemma verdeblu dei “Leoni del Garda”.

    Mr Keting - Storie B2B Feralpisalo Cubor-Car
    Mr Keting - Storie B2B Feralpisalo Cubor-Car

    Mr Keting il partner digitale di Cuborcar e Feralpisalò

    Proprio per valorizzare questa sinergia, Cuborcar e Feralpisalò hanno scelto Mr Keting come partner digitale per potenziare la comunicazione digitale e i processi online.

    Attualmente la nostra web agency sta sviluppando per Cuborcar un nuovo sito istituzionale composto da:

    • un wizard interattivo per configurare carrelli elevatoriintegrazioni di marketing automation per gestire lead e richieste
    • un’area post-vendita intuitiva per assistenza
    • un design aggiornato, in linea con l’identità Toyota e i valori aziendali

    Per Feralpisalò, invece, collaboriamo già da anni su progetti digitali altamente innovativi, affiancando il Club nella creazione di contenuti per il sito web, nella gestione social e nel rafforzamento del brand nel mondo sportivo e imprenditoriale.

    Mr Keting - Storie B2B Feralpisalo Cubor-Car

    Una sinergia che unisce impresa, sport e innovazione digitale

    La partnership tra Feralpisalò, Cubor Car e Mr Keting si fonda su una profonda stima reciproca e una visione condivisa di leadership, innovazione e cultura d’impresa.

    Giuseppe Pasini, presidente di Feralpisalò, Alessandro Borghi, amministratore di Cuborcar, e Antonio Conti, founder di Mr Keting, sono i protagonisti di questo entusiasmante progetto.

    Tra noi abbiamo instaurato relazioni autentiche e di fiducia, che oggi guidano con successo ogni nostra iniziativa.

    Comunicare per crescere: la nuova frontiera dell’impresa

    L’inaugurazione di Cuborcar, con il supporto di Feralpisalò, è molto più di un semplice evento istituzionale: questo incontro incarna una cultura d’impresa moderna che unisce innovazione, relazioni umane e condivisione.

    E in questo scenario, la comunicazione digitale diventa uno strumento chiave per esprimere al meglio i valori che ci rappresentano e creare nuove opportunità di crescita e unione.

    Per questo motivo, Mr Keting continua a sostenere e promuovere con orgoglio questa collaborazione, come occasione unica di fare squadra anche fuori dal campo.

    SCOPRI DI Più SULLA NOSTRA REALTà

  • Tone of voice: esempi e come crearlo

    Tone of voice: esempi e come crearlo

    Cos’è il tone of voice e come scegliere quello ideale per il tuo brand? Scopri il suo significato e tanti esempi pratici. Leggi la news dei nostri esperti!

    Le parole sono il cuore pulsante della comunicazione. Non solo trasmettono un messaggio, ma danno forma a emozioni e stati d’animo, creando connessioni profonde con i nostri interlocutori.

    Le parole giuste ci permettono di entrare in sintonia con gli altri, tuttavia questo dipende anche dal tono di voce con cui le pronunciamo. Per esempio, parole gentili, come “grazie” e “per favore”, possono evocare sensazioni positive in chi ci ascolta.

    Ma prova ad immaginare le stesse espressioni dette con un tono di voce aggressivo: se pronunciato con rabbia, “per favore” può sembrare sarcastico o impaziente, mentre “grazie” può sembrare ironico o forzato, come se il ringraziamento non fosse sincero.

    Ecco perché scegliere le parole corrette non basta: la chiave è abbinarle al giusto tone of voice se vogliamo esprimere al meglio il messaggio, le nostre emozioni e la nostra personalità. E ovviamente, tutto questo vale anche per il tuo brand.

    Tone of voice: la chiave per rendere unico il tuo brand

    Il tone of voice (TOV) è il modo in cui un brand parla e si relaziona con i consumatori. È l’insieme di parole, toni e stili che riflettono la sua personalità, i suoi valori e la sua missione, creando un’identità unica, ben definita e riconoscibile.

    Un tone of voice efficace non solo comunica, ma cattura e fidelizza il pubblico. Si tratta di una strategia di stile che non stabilisce cosa dire, ma piuttosto come dirlo, con lo scopo di trasmettere l’essenza del marchio e creare relazioni durature con il target.

    Il modo in cui diciamo le cose, infatti, è più importante del messaggio in sé, perché non sono i concetti, bensì le emozioni che esprimiamo a lasciare un’impronta indelebile negli interlocutori.

    Arrivati a questo punto, è importante chiedersi: che tipo di impronta vogliamo lasciare nella mente di chi ci ascolta?

    Come trovare il tone of voice del tuo brand

    Per definire il tone of voice ideale per il tuo brand, devi prima comprendere come desideri essere percepito dagli altri. Che personalità vuoi dare al tuo marchio? La risposta a questa domanda è la chiave per trovare l’impronta da trasmettere al tuo pubblico.

    Arrivati a questo punto, è importante chiedersi: che tipo di impronta vogliamo lasciare nella mente di chi ci ascolta?

    Personalità di brand: 12 archetipi e 5 dimensioni

    Nel 1954, Carl Gustav Jung catalogò 12 archetipi di brand, che ancora oggi aiutano le aziende a definire la propria personalità sulla base dei bisogni fondamentali del pubblico di riferimento.

    Anni dopo, nel 1997, Jennifer Aaker riassunse i tratti delle personalità di brand in 5 dimensioni:

    1. Sincerità: caloroso, onesto e amichevole.
    2. Entusiasmo: dinamico, giovane e pieno di energia.
    3. Competenza: affidabile, autorevole e responsabile.
    4. Raffinatezza: sofisticato, elegante e di alta qualità.
    5. Asprezza: forte, audace, irriverente e anticonformista.

    Individuare quali delle precedenti caratteristiche rappresentano il tuo brand, ti aiuterà a definire il tone of voice con maggiore precisione ed efficacia per fare breccia nel cuore e nella mente del tuo target.

    Ecco qui il modello personalitov, uno strumento molto utile per stabilire l’identità aziendale insieme al suo tone of voice.

    4 tipi di tone of voice: esempi pratici

    Come abbiamo visto finora, il tone of voice varia a seconda dell’identità del brand e dei bisogni del pubblico di riferimento.

    Sebbene ogni marchio sia unico nelle sue molteplici sfumature, possiamo distinguere 4 tipi di tone of voice. Vediamoli nel dettaglio.

    Formale vs. informale

    I toni formali sono concisi, eleganti e istituzionali. Possono risultare un po’ freddi, ma sono ideali per settori come la finanza o brand di lusso, dove è importante trasmettere competenza, autorevolezza oppure esclusività.

    I toni informali, invece, puntano su una comunicazione più colloquiale, perfetta per brand che vogliono instaurare un rapporto empatico, diretto e amichevole con il pubblico.

    Esempi:

    Formale

    Esempio di Immagine Formale - Mr Keting
    Esempio di Immagine Formale – Mr Keting

    Informale

    Esempio di Immagine Informale - Mr Keting
    Esempio di Immagine Informale – Mr Keting

    Serio vs. divertente

    Un tono serio è adatto a temi delicati o professionali, dove è essenziale dimostrare forza, competenza e affidabilità. Un tono divertente, invece, utilizza l’ironia e l’umorismo per intrattenere e rimanere impresso nella mente del pubblico.

    Esempi:

    Serio

    Esempio di immagine Seria - Mr Keting
    Esempio di immagine Seria – Mr Keting

    Divertente

    Esempio di immagine divertente: Mr Keting
    Esempio di immagine divertente: Mr Keting

    Rispettoso vs. irriverente

    Un tono rispettoso comunica in modo elegante, sensibile e sofisticato, senza mai risultare invadente, esagerato o fuori luogo. Al contrario, l’irriverenza è utilizzata da brand audaci e anticonformisti che non temono di rompere gli schemi.

    Esempi:

    Rispettoso

    Esempio di immagine Rispettosa - Mr Keting
    Esempio di immagine Rispettosa – Mr Keting

    Irriverente

    Esempio di immagine irriverente - Mr Keting
    Esempio di immagine irriverente – Mr Keting

    Entusiasta vs. pratico

    L’entusiasmo trasmette energia e passione, mentre un tono pratico è diretto e funzionale, puntando sulla semplicità e sulla chiarezza.
    Esempi:

    Entusiasta

    Esempio di immagine entusioasta - Mr Keting
    Esempio di immagine entusioasta – Mr Keting

    Pratico

    Esempio di immagine pratico - Mr Keting
    Esempio di immagine pratico – Mr Keting

    Perché il tone of voice è cruciale?

    Il tone of voice non è solo uno stile comunicativo, ma una strategia di marketing estremamente efficace. Una voce chiara e autentica, infatti, rende il tuo brand riconoscibile, costruendo fiducia e connessioni profonde con il pubblico.

    Quando comunichi nel modo giusto, il cliente si sente compreso e più incline a scegliere il tuo marchio rispetto ai competitor, sviluppando una fedeltà che dura nel tempo.

    Definisci la tua voce, applicala con coerenza e trasformala nel tuo biglietto da visita. È il primo passo per distinguerti e conquistare il cuore dei tuoi clienti!

    Vuoi dare al tuo brand il giusto tone of voice?

    Contattaci per una consulenza senza impegno!

  • 7 consigli per un e-commerce di successo

    7 consigli per un e-commerce di successo

    Vuoi vendere i tuoi prodotti online ma non sai come fare? Scopri 7 consigli per un e-commerce di successo e tutti i vantaggi per la crescita del tuo business.

    Nel panorama digitale odierno, aprire un e-commerce non è più un semplice desiderio, ma una necessità per molte aziende che vogliono crescere e competere a livello globale.

    Tuttavia, creare un e-commerce di successo è un processo complesso che richiede una solida pianificazione, una profonda conoscenza dei modelli di business e un impegno costante per offrire un’esperienza unica ai propri clienti.

    Che cos’è un e-commerce?

    Un e-commerce è una piattaforma digitale che consente di vendere prodotti e servizi online, facilitando l’intero processo di acquisto e pagamento in modo semplice e immediato.

    Questa forma di commercio consente alle aziende di raggiungere i clienti direttamente online, offrendo loro un’ampia gamma di offerte e la possibilità di effettuare acquisti comodamente da casa, il tutto con un semplice clic.

    Ma non si tratta di un semplice negozio virtuale: l’e-commerce è un canale vivace e interattivo che permette di instaurare relazioni profonde con i consumatori, superando ogni confine fisico o temporale e personalizzando ogni interazione.

    La possibilità di personalizzare e migliorare l’user experience sulla base delle preferenze dell’utente, è una delle caratteristiche più entusiasmanti dell’e-commerce, in quanto elemento essenziale per fidelizzare i clienti a lungo termine e spingerli a compiere un nuovo acquisto.

    Perché l’e-commerce funziona così bene

    Nell’era digitale, i comportamenti dei consumatori sono cambiati: oggi, le persone desiderano poter fare acquisti in qualunque momento e da qualsiasi dispositivo.

    La vendita online risponde a questa esigenza, offrendo una comodità senza precedenti, insieme alla possibilità di esplorare una vasta gamma di prodotti e ricevere assistenza con un semplice clic.

    Ed ecco perché l’e-commerce funziona così bene, diventando un elemento imprescindibile per le aziende di ogni dimensione e settore.

    Tutti i vantaggi della vendita online

    Aprire un e-commerce assicura numerosi vantaggi alle aziende e ai liberi professionisti che possono utilizzare questa piattaforma per accrescere il proprio business.

    Oltre a garantire una solida presenza online, infatti, l’e-commerce è uno strumento strategico che può aumentare le opportunità di business in modo esponenziale, permettendo alle imprese di entrare in contatto con nuovi clienti in tutto il mondo, espandersi in nuovi mercati e ridurre le barriere produttore-cliente, sia linguistiche che geografiche.

    Inoltre, in un’epoca in cui l’esperienza digitale è sempre più importante, l’e-commerce offre strumenti analitici sofisticati per analizzare i dati, ottimizzare le offerte e migliorare di continuo l’esperienza utente. Tutto questo grazie ai feedback (i cosiddetti microdata), registrati dalla piattaforma stessa.

    Come realizzare un e-commerce di successo

    Creare un e-commerce di successo, ovvero che converte e fidelizza gli utenti a lungo termine, è un viaggio che richiede tempo, impegno e strategia, insieme anche ad una buona dose di risorse e miglioramento continuo.

    Seppure si tratti di un processo lento e complesso, ecco qui 7 consigli pratici per ottimizzare la tua piattaforma e massimizzare le conversioni, ovvero per aumentare le vendite.

     

    1. Pianifica la strategia

    Per ottenere il successo di un e-commerce, è essenziale avviare il tuo percorso con una pianificazione strategica ben ponderata.

    Avere un’idea brillante o un prodotto di qualità da offrire non è sufficiente: è necessario elaborare un piano chiaro e dettagliato che stabilisca obiettivi aziendali, identifichi il target di mercato, definisca il posizionamento del brand e includa anche una strategia di marketing efficace.

    Dedica tempo e risorse per analizzare il mercato, osservare i tuoi concorrenti e individuare le caratteristiche e i valori che rendono unici il tuo brand e la tua proposta di valore.

    Questa fase di pianificazione è fondamentale perché rappresenta il primo passo per costruire un progetto di vendita online solido e duraturo nel tempo.

     

    2. Scegli il giusto modello di business

    Esistono diversi modelli di business nel mondo dell’e-commerce, ciascuno con le sue peculiarità, vantaggi e sfide. Conoscere e scegliere il modello più adatto alla tua attività è cruciale per massimizzare le opportunità di successo.

    Che tu voglia vendere direttamente ai consumatori (B2C), collaborare con altre aziende (B2B), facilitare lo scambio tra consumatori (C2C) o offrire servizi alle imprese (C2B), scegliere il giusto modello di business ti aiuterà ad ottimizzare ogni aspetto del tuo e-commerce: dalla grafica all’user experience, fino al copy e alla strategia di marketing.

    Ma come capire qual è la struttura adatta alla tua attività? Semplice, analizza il target e crea un’esperienza su misura per coinvolgere e catturare l’attenzione dei tuoi potenziali clienti.

     

    3. Innovazione e sicurezza

    Nel competitivo panorama dell’e-commerce, avere piattaforme digitali innovative e sicure è fondamentale per emergere. Per questo, è importante investire in tecnologie all’avanguardia al fine di proteggere al meglio i dati sensibili degli utenti e garantire pagamenti sicuri.

    Questo implica scegliere la piattaforma giusta, ottimizzare il sito web per i diversi dispositivi mobili e integrare sistemi di pagamento protetti, come ad esempio Paypal.

    Ma ricorda: un’esperienza cliente straordinaria si basa anche su una navigazione fluida e intuitiva e sulla velocità di caricamento del sito.

     

    4. Assistenza clienti e fidelizzazione

    Accanto all’innovazione, l’assistenza clienti è un altro elemento chiave per conquistare e fidelizzare gli utenti. Infatti, oltre a vendere prodotti di qualità, è essenziale costruire relazioni di fiducia, aiutando i clienti a risolvere le loro esigenze in modo efficace e tempestivo.

    Per fidelizzare i clienti, puoi utilizzare anche strategie di email marketing e curare i social media offrendo contenuti coinvolgenti e accattivanti.

    La fidelizzazione infatti è cruciale per il successo a lungo termine del tuo e-commerce: un cliente soddisfatto non solo farà acquisti ripetuti, ma diventerà un ambasciatore appassionato del tuo brand, contribuendo attivamente alla crescita del tuo business.

     

    5. Analisi e monitoraggio dei dati

    Un e-commerce non può mai fermarsi: per crescere e migliorare, è necessario misurare costantemente le performance e ottimizzare le strategie in base ai risultati ottenuti.

    Utilizza strumenti di analisi per monitorare il comportamento degli utenti, le vendite, il tasso di conversione e rimbalzo, e la soddisfazione del cliente.

    I dati sono una risorsa inestimabile che ti permette di adattare le tue scelte e rispondere in maniera efficace alle nuove esigenze del mercato, garantendo un miglioramento continuo del servizio offerto.

     

    6. Graphic design accattivante

    Anche un graphic design accattivante è fondamentale per catturare l’attenzione dei visitatori e comunicare l’identità unica del tuo brand in modo efficace.

    La prima impressione conta e, in un mercato affollato, un design curato e attraente può fare la differenza tra un cliente che naviga sul tuo e-commerce e uno che lo abbandona.

    È importante scegliere elementi tipografici e visivi accattivanti e coordinati tra loro, capaci di aumentare l’appeal del tuo sito web e rendere i contenuti più coinvolgenti.

    E non dimenticare l’importanza del responsive design, che assicura al tuo e-commerce di essere fruibile su tutti i dispositivi.

     

    7. Personalizza l’esperienza utente

    E infine, la personalizzazione.

    Personalizzare l’esperienza utente è fondamentale per coinvolgere e fidelizzare i clienti nel tempo. Infatti, creare un percorso d’acquisto su misura per ciascun utente, basato sulle sue preferenze e comportamenti di acquisto, può fare la differenza nel rendere la tua offerta più attraente.

    Ad esempio, puoi utilizzare le informazioni raccolte dall’analisi dei dati per suggerire prodotti raccomandati, promozioni su misura oppure contenuti di interesse per ciascun utente.

    Questa attenzione ai dettagli non solo migliora la soddisfazione del cliente, ma lo incoraggia anche a compiere acquisti ripetuti in futuro.

    Vuoi vendere i tuoi prodotti o servizi online?

    Nella nostra web agency, sforniamo e-commerce di successo che non solo convertono, ma coinvolgono e fidelizzano.

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  • Bias cognitivi: cosa sono e 6 esempi

    Bias cognitivi: cosa sono e 6 esempi

    Cosa sono i bias cognitivi e perché devi conoscerli se lavori nel marketing? Leggi la news per scoprire 6 esempi di bias più utilizzati nella pubblicità.

    Ogni giorno, il nostro cervello prende centinaia di decisioni, spesso in modo automatico e senza che ce ne accorgiamo. Che si tratti di scegliere cosa mangiare a pranzo o quale smartphone acquistare, il nostro cervello valuta alla svelta ogni opzione per compiere la scelta migliore.

    Tuttavia, con l’enorme quantità di informazioni che ci circonda, analizzare tutti i pro e i contro richiederebbe troppo tempo ed energia. Per questo motivo, per semplificare il processo decisionale, il nostro cervello fa appello alla propria razionalità, percorrendo rapide scorciatoie mentali che spesso però risultano ingannevoli.

    E così si generano “errori di giudizio” che in psicologia prendono il nome di bias cognitivi. Ma cosa sono esattamente e come vengono sfruttati dalla pubblicità?

    Bias cognitivi: cosa sono e perchè dovresti conoscerli

    I bias cognitivi sono distorsioni mentali che influenzano il modo in cui interpretiamo la realtà. Daniel Kahneman, nel suo celebre libro “Pensieri lenti e veloci”, ha approfondito questo concetto, spiegando come il nostro cervello operi attraverso due sistemi: uno veloce e intuitivo, e uno più lento e riflessivo.

    I bias cognitivi appartengono al primo sistema, quello veloce, e sono delle vere e proprie scorciatoie mentali che ci permettono di prendere decisioni rapidamente, senza dover analizzare tutte le informazioni a nostra disposizione.

    Sebbene queste scorciatoie possano essere utili in situazioni di emergenza o quando il tempo è limitato, possono anche portarci ad errori di valutazione influenzando in modo sbagliato le nostre scelte.

    I bias cognitivi secondo il neuromarketing

    Il neuromarketing è la disciplina che studia le teorie neuroscientifiche applicate alla pubblicità. E i bias cognitivi sono tra i temi principali di questa materia per comprendere le ragioni psicologiche dietro al comportamento d’acquisto dei consumatori.

    Di fronte a una scelta apparentemente semplice, per esempio quale marca di caffè comprare, il nostro cervello è sommerso da centinaia di informazioni che, se analizzate tutte nel dettaglio, richiederebbero uno sforzo immenso.

    Ed è qui che entrano in gioco i bias cognitivi, che ci aiutano a semplificare la decisione e a farci sentire sicuri di aver fatto la scelta giusta, anche se non è sempre così.

    Il ruolo dei bias cognitivi nel percorso d’acquisto

    Conoscere bias cognitivi è fondamentale non solo per comprendere il comportamento dei consumatori, ma anche per influenzare le loro decisioni d’acquisto.

    Il Customer Journey, è composto da cinque fasi, (Bisogno, Ricerca, Valutazione, Acquisto e Fidelizzazione) e i bias cognitivi entrano in gioco nella seconda e nella terza fase, ovvero in quelle di Ricerca e Valutazione in cui il consumatore analizza le varie opzioni per prendere la decisione migliore.

    Sebbene in letteratura siano stati individuati oltre 100 bias cognitivi ai quali può essere soggetta la mente umana, nello studio “Messy Middle”, Google mette in evidenza i 6 principali che accomunano tutti i consumatori.

    Scopriamo insieme quali sono e alcuni esempi di bias cognitivi utilizzati nelle pubblicità.

    I 6 bias cognitivi di Google

     

    1. Euristiche di categoria

    Le euristiche di categoria portano il nostro cervello a concentrarsi su poche caratteristiche chiave di un prodotto per prendere una decisione rapida. Questo bias entra in gioco soprattutto quando non conosciamo bene un tema, ma vogliamo costruirci un’idea generica su di esso senza troppo sforzo.

    Ad esempio, quando scegliamo uno smartphone, potremmo focalizzarci solo sul numero di megapixel della fotocamera o il numero di gigabyte di memoria, ignorando altri aspetti tecnici altrettanto importanti.

    Nella pubblicità, le aziende spesso enfatizzano questi elementi per semplificare la scelta dei consumatori, come la durata della batteria di un laptop o  le etichette “biologico” e “senza glutine” sui prodotti alimentari.

     

    2. Potere dell’immediatezza

    L’essere umano vuole tutto subito. E nell’era digitale, dove ogni cosa è disponibile grazie ad un semplice click, questa affermazione è ancora più vera.

    L’immediatezza infatti è un bias cognitivo molto potente che spiega, per esempio, perché le consegne di Amazon Prime in 24 ore o i download istantanei abbiano così tanto successo.

    Offrire ai consumatori benefici immediati, come uno “sconto valido solo per oggi” o la possibilità di ottenere entro poco tempo il prodotto desiderato, è una strategia molto efficace per spingere i consumatori all’acquisto.

     

    3. Prova sociale

    Un altro esempio di bias cognitivo è la prova sociale. Quando siamo incerti su una decisione da prendere, tendiamo a seguire il comportamento degli altri.

    Le recensioni online e le valutazioni a stelle sono tutti esempi di prova sociale utilizzati nella pubblicità per rafforzare la credibilità di un prodotto o servizio.

    Pensiamo ad Airbnb: quanti di noi leggono le recensioni prima di prenotare un alloggio?

     

    4. Bias di scarsità

    Un’altra importante verità sull’essere umano è che è attratto da ciò che non può avere. Quindi quando qualcosa è raro o difficile da ottenere, diventa automaticamente più desiderabile.

    Le offerte a tempo limitato “solo per oggi” o le limited edition di un prodotto giocano proprio sul bias di scarsità. La pubblicità sfrutta questa paura di “perdere l’occasione” per spingerci a comprare subito qualcosa, anche se magari non ne abbiamo davvero bisogno.

     

    5. Bias di autorità

    Davanti all’ignoto, tendiamo ad affidarci a chi ne sa più di noi, quindi a degli esperti o persone che consideriamo autorevoli.

    Tanti esempi di questo bias cognitivo si manifestano nell’influencer marketing, che utilizza celebrità o figure professionali di spicco per raccomandare un prodotto o servizio, sfruttando la loro fama e credibilità.

    Un esempio concreto è quello di Sensodyne, noto brand di dentifrici per denti sensibili. Nelle sue campagne pubblicitarie, Sensodyne utilizza spesso dentisti reali che spiegano i benefici del prodotto e ne sottolineano l’efficacia nel ridurre la sensibilità dentale.

     

    6. Potere della gratuità

    A tutti piacciono i regali. Ecco perché nel marketing, gli omaggi hanno un potere incredibile.

    Le promozioni “2×1” o i piccoli omaggi inclusi in un acquisto sfruttano il bias della gratuità per spingere i consumatori all’acquisto.

    Anche se l’oggetto gratuito non è direttamente collegato al prodotto principale, il semplice fatto di ottenere qualcosa gratis rende l’offerta molto più attraente.

     

    Usiamo i bias cognitivi in modo etico

    I bias cognitivi sono strumenti molto potenti nel mondo del marketing. Saperli riconoscere e utilizzare in modo strategico può fare la differenza tra una campagna pubblicitaria performante e una che passa inosservata.

    Tuttavia, è fondamentale utilizzarli in modo etico e corretto. Sfruttare i bias cognitivi per manipolare il consumatore spingendolo a comprare qualcosa senza che ne abbia davvero bisogno, non solo può danneggiare la sua fiducia nei confronti del brand, ma anche arrecargli un danno a lungo termine, soprattutto se il prezzo del prodotto è elevato.

    Il vero scopo del marketing è quello di guidare il consumatore verso la scelta migliore per le sue necessità, in modo trasparente e del tutto onesto. In fondo, un cliente soddisfatto è l’ambasciatore più prezioso di ogni brand.

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  • Engagement rate: cos’è e 4 strategie efficaci

    Engagement rate: cos’è e 4 strategie efficaci

    Cos’è l’engagement rate e perché è importante per il tuo business?

    Scopri di cosa si tratta e 4 strategie utili per migliorare il coinvolgimento degli utenti.

    Nell’era del web marketing, pianificare e monitorare una strategia di marketing è diventato molto più semplice ed immediato. Oggi le aziende hanno a portata di mano un vasto arsenale di strumenti e tecnologie che permettono di raccogliere una grande quantità di dati preziosi per profilare al meglio il target di riferimento.

    Questi dati sono come i tasselli di un puzzle: una volta raccolti e interpretati correttamente, possono rivelare alle imprese la strategia più efficace per raggiungere gli obiettivi di business.

    Tra questi, una delle metriche più importanti è decisamente l’engagement rate: si tratta di un indicatore che misura il livello di coinvolgimento degli utenti.

    Scopriamo di seguito di cosa si tratta, come si misura e come migliorarlo per il tuo business.

    Che cos’è l’engagement rate?

    L’Engagement rate è una metrica che valuta il livello di coinvolgimento degli utenti nei confronti di un brand. Questo indicatore si basa sulle diverse forme di interazione che i contenuti dell’azienda ricevono, sia online che offline.

    Infatti, a differenza di ciò che molti credono, esistono due tipologie di engagement. Il primo si riferisce alle azioni dirette degli utenti, come per esempio like, commenti e click sui link. Il secondo, l’engagement secondario, analizza invece le attività indirette, come il passaparola generato da una strategia di marketing.

    Queste categorie di coinvolgimento sono entrambe fondamentali per valutare l’impatto complessivo delle iniziative di marketing e comprendere appieno il rapporto tra l’azienda e i suoi clienti. Infatti, più alta è la partecipazione degli utenti, più forte è la relazione tra quest’ultimi e il brand.

    Engagement rate e fidelizzazione

    L’engagement rate e la fidelizzazione dei clienti sono due elementi strettamente correlati: insieme, completano il quadro del successo aziendale. Ma qual è esattamente il legame tra queste due componenti chiave del marketing?

    Come abbiamo detto finora, l’engagement rate misura quanto il pubblico è coinvolto con il brand. Quindi indica se i tuoi sforzi di marketing stanno davvero catturando l’attenzione e l’interesse dei tuoi utenti.

    D’altra parte, la fidelizzazione dei clienti riguarda la capacità di un’azienda di coltivare relazioni solide e durature con la propria clientela. Siamo nell’era dei social e dell’inbound marketing, non si tratta più solo di vendere un prodotto o un servizio, ma di creare un legame emotivo che incoraggi le persone a tornare sempre da te, a fidarsi di te e a raccomandarti ad altri.

    Perchè l’engagement rate è così importante?

    Quando gli utenti si sentono veramente coinvolti, apprezzati e parte di una community, sono più propensi a tornare per fare acquisti ripetuti e a diventare sostenitori entusiasti del marchio. In altre parole, l’alto livello di coinvolgimento degli utenti è la chiave per creare una solida base di clienti fedeli e affezionati.

    In questa nuova era del marketing, le aziende devono guardare al consumatore come a una persona reale coinvolta in modo attivo nella vita del brand stesso, e non più come un destinatario passivo di messaggi pubblicitari.

    L’engagement rate non è quindi solo una metrica da monitorare passivamente, ma rappresenta la chiave del successo aziendale. È il motore che alimenta la crescita del brand, il quale permette di creare una rete di clienti fedeli e appassionati, pronti a difendere il marchio a spada tratta e a diffondere il suo messaggio con contagioso entusiasmo.

    Engagement di alto livello

    In sostanza, un alto livello di engagement assicura al brand:

    • Maggiore visibilità: coinvolgere il pubblico aumenta la brand awareness.
    • Fidelizzazione: il coinvolgimento crea un legame più forte tra il tuo brand e il pubblico.
    • Passaparola: le persone coinvolte sono più propense a raccomandare il brand ad altri.
    • Autorevolezza: una partecipazione degli utenti vera e autentica aumenta la credibilità del tuo brand agli occhi del pubblico.

    Vediamo ora come si misura l’engagement rate nei diversi canali digitali.

    Come si misura l’engagement rate?

    L’engagement è un’attività che richiede attenzione costante e miglioramenti continui per creare connessioni profonde e mantenere i clienti fedeli nel tempo.

    Tuttavia, nel mondo del marketing c’è parecchia confusione per quanto riguarda i dati da considerare per misurare con esattezza questo tasso di coinvolgimento. Questo perché le interazioni degli utenti sono influenzate da una miriade di fattori, che possono variare persino in base al contesto aziendale.

    Sebbene il calcolo dell’engagement rate sia complicato, di seguito trovi alcune metriche essenziali che ti aiuteranno a valutare il coinvolgimento del tuo pubblico, a seconda del canale digitale utilizzato.

    Alcune metriche essenziali per misurare l’engagement rate:

    Siti web

    • Tempo medio di permanenza sul sito
    • Frequenza di rimbalzo o tasso di abbandono (bounce rate)
    • Numero di pagine visitate durante una sessione
    • Numero di visitatori
    • Numero di conversioni e interazioni

    E-commerce

    • Tasso di abbandono del carrello acquisti (conversion rate)
    • Spesa media del carrello
    • Frequenza degli acquisti
    • Numero acquisti ripetuti da uno stesso cliente in un determinato periodo di tempo

    Social network (Facebook, Instagram, LinkedIn, Twitter, etc.)

    • Like
    • Commenti
    • Condivisioni
    • Reazioni
    • Risposte alle storie
    • Retweet

    E-mail

    • Tassi di apertura e-mail
    • Numero di click al link

    App

    • Frequenza con cui gli utenti utilizzano l’app
    • Tempo di permanenza
    • Numero di azioni svolte all’interno dell’app

    4 strategie per migliorare l’engagement rate

    Vediamo infine 4 strategie utili per migliorare l’engagement rate e aumentare il coinvolgimento del tuo pubblico.

    1. Cosa piace ai tuoi utenti?

    Il tuo target di riferimento deve essere al centro dell’universo. Solo scoprendo cosa piace ai tuoi clienti, potrai proporre loro prodotti, servizi e contenuti che attirano realmente la loro attenzione e li spingono ad interagire con il tuo brand.

    2. Contenuti di valore

    Utilizza i canali digitali della tua azienda per diffondere contenuti utili e originali che interessano al tuo target. Un consiglio è quello di guardare i competitor per analizzare i loro punti di forza e di debolezza, così da proporre agli utenti contenuti più coinvolgenti e completi.

    3. Personalizza l’esperienza

    Nell’era dei social e dell’inbound marketing, l’esperienza cliente è tutto. Personalizzare le offerte e premiare i  clienti più fedeli e affezionati sono strategie efficaci per aumentare la soddisfazione dei consumatori e, di conseguenza, il loro livello di coinvolgimento con il brand.

    4. Meta ADS e Google ADS

    Le campagne pubblicitarie su Meta e su Google rappresentano un mezzo molto potente per aumentare l’engagement del pubblico. Attraverso annunci personalizzati e incentrati sulle preferenze degli utenti, puoi stimolare facilmente le interazioni, spingendo il tuo pubblico a commentare, condividere o visitare il tuo sito web attraverso contenuti e call to action mirate che hanno l’obiettivo di espandere la community e la visibilità aziendale.

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  • Rebranding: cos’è e l’esempio di Pepsi

    Rebranding: cos’è e l’esempio di Pepsi

    Scopriamo insieme cos’è il rebranding e come farlo in modo intelligente analizzando l’esempio di Pepsi. Leggi la news.

    La coerenza è la chiave per creare un brand di successo. Avere una brand image coordinata nel tempo è fondamentale per qualsiasi azienda. Ma quando il mondo intorno a noi cambia, anche l’identità aziendale deve evolversi insieme alle esigenze dei consumatori per rimanere al passo con i tempi e non restare intrappolata nel passato che si sa, prima o poi, viene dimenticato.

    In questo articolo, esploriamo il concetto di rebranding e analizziamo insieme il caso Pepsi per capire come donare al tuo brand un nuovo look, accattivante ed efficace.

    Rebranding: che cos’è e quando farlo

    Si definisce rebranding il cambiamento della brand identity di un’azienda già affermata sul mercato. Sono attività di rebranding la creazione di un nuovo nome, logo o design, nonché lo sviluppo di una nuova strategia di comunicazione. Ma a quale scopo?

    In realtà, non esiste una ragione unica per cui le aziende decidono di fare rebranding. Infatti, si tratta di un procedimento strategico che dipende dagli obiettivi di ogni singolo business.

    Per esempio, un brand potrebbe voler adottare questa strategia per dare una rinfrescata alla propria identità, raggiungere nuovi target di mercato, distinguersi dalla concorrenza o rispondere a problemi di reputazione.

    Si tratta in ogni caso di una mossa audace e rischiosa perché se fatta nel modo sbagliato può compromettere il posizionamento dell’intera azienda. Al contrario invece, se eseguito in modo intelligente, il rebranding può portare grandi risultati, proprio come è stato per Pepsi. Vediamo di seguito cosa ha fatto il brand multinazionale della cola.

     

    Rebranding Pepsi: una nuova era ha inizio

    A marzo 2023, in occasione del suo 125esimo anniversario, Pepsi svela un logo del tutto rinnovato che segna l’inizio di una nuova era del brand.

    Il nuovo logo continua a brillare nei colori del rosso, del bianco e del blu, ma c’è una novità: la parola Pepsi torna all’interno del Pepsi Globe che assume anche tonalità più elettriche e vibranti, accentuate da un suggestivo contorno nero.

    Scopriamo di seguito tutte le novità di questo rebranding.

    Rebranding Pepsi Cola

    Il nuovo logo omaggia il passato ma guarda al futuro

    La novità più impattante del nuovo logo è senza dubbio la posizione della scritta Pepsi. Invece di restare in basso e in secondo piano, ora è posta al centro dell’attenzione all’interno del Globe rosso e blu con un font del tutto rinnovato: bold, maiuscolo e di colore nero.

    Questa svolta innovativa richiama i loghi Pepsi degli anni ‘70 e ‘90 che, secondo alcune ricerche condotte dall’azienda stessa, hanno ancora un posto speciale nel cuore dei consumatori. Per questo motivo, il brand ha scelto di assecondare la nostalgia dei fan riportando indietro i vecchi loghi con uno stile più fresco e moderno.

    Si tratta di un omaggio al passato, ma con uno sguardo deciso al futuro: Pepsi sta dimostrando di saper bilanciare la tradizione con l’innovazione, mantenendo viva la sua eredità mentre si proietta verso nuove mete di successo.

    Rebranding Pepsi Mr Keting

    Il bordo nero del Pepsi Globe

    Un’altra novità della visual identity di Pepsi è il contorno nero che circonda il Pepsi Globe. Questo leggero e quasi impercettibile tocco di stile ha una ragione ben precisa: mettere in risalto la linea di bevande Pepsi senza zucchero.

    Infatti, l’outline del logo riprende il colore nero delle lattine Pepsi Zero Sugar che, d’ora in avanti, saranno protagoniste della comunicazione aziendale, proprio come ha affermato il chief design officer Mauro Porcini.

    Lattine Pepsi Rebranding Blog Mr Keting

    E infine il “Pepsi pulse”

    Il nuovo logo non ha però solo un design rinnovato: la versione 2023 batte anche al ritmo di musica.

    In alcune varianti del logo, infatti, possiamo notare il cosiddetto “Pepsi pulse”, ovvero un effetto grafico che evoca le onde sonore per dimostrare il forte legame del brand con il mondo della musica.

    Pepsi: l’esempio perfetto di come fare rebranding

    Il rebranding di Pepsi è l’esempio perfetto di un brand che ha saputo ascoltare le esigenze dei consumatori, accoglierle e modificare la propria identità nel rispetto della storia aziendale.

    Con il logo 2023, infatti, Pepsi collega passato e futuro. Una scelta davvero audace che però ha assicurato al brand risultati di successo: i consumatori, infatti, hanno espresso grande apprezzamento sui canali social.

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  • Come è nato Facebook e che cos’è oggi

    Come è nato Facebook e che cos’è oggi

    Scopri come è nato Facebook e come è cambiato in 20 anni il Leader mondiale dei social network. Leggi la news.

    Buon compleanno Facebook! In occasione dei 20 anni del social network più utilizzato a livello globale, esploriamo insieme la sua storia e i momenti chiave che hanno permesso alla piattaforma di conquistare oltre 3 miliardi di utenti in tutto il mondo.

    Facebook: come è nato il Leader mondiale dei social network

    Come racconta la Repubblica, nell’ottobre 2003, lo studente di Harvard Mark Zuckerberg lanciò Facemash, un sito che raccoglieva le foto di tutti gli studenti dell’università e permetteva agli utenti di votare la loro preferita tra due messe a confronto.

    In poche ore, Facemash ottenne 22 mila click causando il crollo dei server universitari, la conseguente sospensione di Zuckerberg e la chiusura definitiva della piattaforma. 

    Ma se per Facemash era la fine, per Zuckerberg era solo l’inizio: pochi mesi dopo, il 4 febbraio 2004, lo studente di Harvard lanciò il sito thefacebook.com e, senza saperlo, cambiò per sempre la storia di Internet e il nostro modo di socializzare.

    In pochi anni, da Harvard a tutto il mondo

    L’enorme successo di Facebook tra gli studenti di Harvard spinse Zuckerberg e i suoi collaboratori ad estendere il servizio prima agli studenti di tutte le università, poi a quelli di tutti licei e infine, nel 2006, a tutte le persone con un’età superiore ai 13 anni. 

    Ciò permise alla piattaforma di passare, nel 2007, dalla 66esima alla settima posizione nella classifica dei siti più visitati al mondo, superando i social network allora più famosi come Netlog, MySpace e Windows Live Messenger, il client di messaggistica istantanea della Microsoft, molto popolare soprattutto in Italia, ve lo ricordate?

    Dal 2008, con l’avvento di Facebook in lingua italiana, Messenger perse lentamente popolarità a favore del nuovo social media che invece registrò più di 1 milione e 300 mila visite in pochi mesi.

    I momenti chiave della storia di Facebook

    Vediamo ora le tappe più significative della storia di Facebook, a partire dalla sua apertura al pubblico nel 2006: 

    • 2007: Lancio del Marketplace, un innovativo spazio per condividere annunci gratuiti

    • 2010: Introduzione del famoso tasto “Mi piace” che cambia il modo in cui gli utenti interagiscono con i contenuti

    • 2011: Lancio di Facebook Messenger come app separata e delle funzioni “chiamata vocale” e “videochiamata”

    • 2012: Acquisizione di Instagram

    • 2014: Acquisizione di Whatsapp

    • 2016: Lancio delle “Storie” e di Facebook Live per condividere momenti in diretta

    • 2018: Il caso Cambridge Analytica spinge Facebook a rivedere le politiche di sicurezza e protezione dei dati

    • 2021: Rebranding da Facebook a Meta: l’azienda cambia nome per riflettere la sua visione del Metaverso, ovvero uno spazio in cui convergono mondo fisico, realtà virtuale e realtà aumentata.

    • 2021: Nasce Meta Business Suite, uno strumento che permette agli imprenditori di gestire la propria comunicazione e l’advertising sia su Facebook che su Instagram. 

    Cos’è Facebook nel 2024?

    Molto più di un social network: Meta, grazie a Facebook, Whatsapp, Instagram e Messenger, rappresenta un vero e proprio ecosistema capace di connettere persone in tutto il mondo e dominare le classifiche globali delle piattaforme social più utilizzate. 

    Secondo We Are Social, oggi Facebook registra oltre 3 miliardi di utenti attivi in tutto il mondo, la maggior parte tra i 16 e 64 anni.

    In Italia, con un pubblico di circa 30 milioni di utenti, il social network è il 2° sito più visitato dopo Google, nonché il 2° social media più utilizzato dopo WhatsApp. Inoltre, si colloca nella top 5 delle ricerche più effettuate dagli italiani sul web. 

    Grazie all’audience così ampia e agli strumenti a favore della promozione aziendale, nel 2024 Facebook non è più solo un luogo di interazione sociale, ma è anche l’hub principale per la pubblicità, la messaggistica e il marketplace. 

    E nonostante gli scandali legati alla privacy e alle fake news, il social network continua a prosperare conquistando un pubblico sempre più vasto.

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  • Threads: come funziona e le differenze con X (ex Twitter)

    Threads: come funziona e le differenze con X (ex Twitter)

    Lo scorso giovedì 14 dicembre, Threads ha fatto il suo ingresso anche in Europa, dopo il lancio nel resto del mondo avvenuto nel mese di luglio. Il motivo di questo ritardo? Le restrittive norme europee sulla privacy hanno richiesto un lungo periodo di adeguamento per il team di Meta.

    Ma andiamo al dunque, che cos’è Threads? In breve, è una piattaforma online che offre agli utenti la possibilità di condividere messaggi di testo in modo più articolato rispetto agli altri social network di Zuckerberg. Le funzionalità della nuova app sono molto simili a quelle di X di Elon Musk, tuttavia non mancano alcune fondamentali differenze che, secondo molti, potrebbero portare Threads a superare una volta per tutte l’ex Twitter.

    A cosa serve Threads e come funziona

    Vediamo ora le principali funzionalità del nuovo social network di Meta. Innanzitutto, all’interno della nuova piattaforma, gli utenti possono pubblicare messaggi di testo, chiamati “threads”, accompagnati da immagini e video fino a 500 caratteri. 

    L’esperienza è ricca e versatile: ogni utente ha la possibilità di condividere link a siti esterni, creare sondaggi e arricchire le proprie conversazioni con Gif e messaggi vocali utilizzando anche hashtag e menzioni per ripostare i contenuti di altri profili in modo semplice e rapido.

    Il nuovo social network offre inoltre la possibilità di scegliere tra il feed “Per te”, con contenuti selezionati dall’algoritmo, e il feed “Following”, con i threads delle persone seguite che compaiono in ordine cronologico. Infatti, un’altra caratteristica innovativa dell’app è la possibilità di seguire altri profili. 

    Threads Vs X: le due app a confronto

    Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Meta, definisce Threads come un’alternativa a Twitter nella sua versione originaria, ovvero prima delle modifiche introdotte da Elon Musk dopo averlo acquistato e ribattezzato “X” che hanno reso numerosi utenti insoddisfatti.

    Attualmente, le differenze principali tra Threads e X sono le seguenti: 

    • X offre la possibilità di inviare messaggi diretti, ovvero messaggi privati da un account ad un’altro, a differenza di Threads.

    • Gli utenti di Threads possono modificare gratuitamente un post una volta pubblicato entro 5 minuti, mentre questa funzione è a pagamento su X.

    • Nella nuova app di Meta, non ci sono limiti di visibilità dei post, mentre l’ex Twitter limita la visibilità dei “tweet” degli account non verificati.

    • Threads è collegato ad Instagram: questo è un aspetto molto importante per creatori e influencer perché possono avere il proprio network di Instagram già registrato su Threads, senza dover ricominciare da zero all’iscrizione.

    Threads arriva in Europa con l’ok dell’UE

    Dopo cinque mesi di attesa, l’UE ha finalmente approvato il lancio di Threads in Europa. Questo ritardo rispetto agli altri paesi del mondo, è stato causato dalle stringenti normative europee in materia di privacy e tutela dei dati personali, tra cui il Gdpr, il Digital Services Act e il Digital Markets Act. 

    Meta, infatti, ha dovuto dedicare parecchio tempo per comprendere il panorama normativo dell’UE al fine di garantire la piena conformità di Threads agli elevati standard di privacy e sicurezza vigenti in Europa. 

    E per rendere conforme il nuovo social network, Meta ha dovuto dare agli utenti europei la possibilità di utilizzare Threads anche senza collegare un profilo Instagram. Tuttavia, chi utilizzerà questa modalità, potrà soltanto visualizzare i contenuti e condividerli tramite link, ma non potrà pubblicare i propri threads o interagire con quelli degli altri lasciando commenti.

    Quale futuro può aspettarsi Threads?

    In appena 5 giorni dal lancio, Threads di Meta ha raggiunto i 100 milioni di iscritti, battendo Chat GPT, finora in testa, che aveva conquistato questo risultato in due mesi.

    Tuttavia, è ancora presto per dire se la nuova app di Zuckerberg è destinata ad essere un successo: infatti, ad agosto 2023, a solo un mese dalla sua uscita, il numero di utenti attivi su Threads è diminuito di circa l’80%.

    Nonostante ciò, il creatore di Meta si mostra fiducioso, affermando che nel social network verranno inserite delle novità in base alle preferenze degli utenti con l’obiettivo di dare vita ad una piattaforma sempre più aperta e accogliente.

    Quindi, che ne sarà di Threads? La nuova app riuscirà a prevalere sull’app di Musk? 

    Tutto dipende se le innovazioni proposte da Zuckerberg terranno alta l’attenzione degli utenti o meno.

    Per altre novità nel settore, sfoglia il nostro ricettario!

  • Brand image: la guida per definire l’identità del tuo brand

    Brand image: la guida per definire l’identità del tuo brand

    Posizionamento e brand image: in che modo l’immagine della tua azienda può influire sulla percezione dei tuoi clienti? Scoprilo in questa news!

    L’immagine del marchio, o brand image, rappresenta l’identità visiva e percepita di un’azienda. È ciò che consente ai consumatori di riconoscerla, differenziarla dai concorrenti e creare un legame emotivo con essa.

    La brand image è quindi fondamentale per costruire una presenza di successo sul mercato e ottenere una posizione distintiva nella mente dei consumatori.

    Per creare una brand image efficace, è necessario considerare diversi aspetti chiave e curare ogni dettaglio. Ecco una guida dettagliata che illustra come definire l’identità del tuo brand.


    Moodboard

    Primo step fondamentale per realizzare una brand image vincente, un moodboard è una tavola visiva che raccoglie immagini, colori, font, texture e altri elementi che rappresentano l’atmosfera e lo stile desiderati per il tuo brand.

    È uno strumento utile per ottenere una visione chiara dell’immagine che desideri trasmettere e creare una base solida per il resto degli elementi visivi del marchio.


    Logo

    Come noto, il logo è l’elemento visivo distintivo di ogni brand, rappresenta la sua personalità, i suoi valori e la sua promessa.

    È essenziale che il logo sia riconoscibile, memorabile e rappresenti al meglio l’essenza del tuo business. Investire in un design professionale del logo è infatti decisivo nel creare una brand image forte e duratura, capace di fare la differenza nel proprio settore di riferimento.


    Definizione font e palette

    La scelta dei font e dei colori giusti è cruciale per trasmettere il tono e lo stile del tuo brand. I font devono essere coerenti con la personalità e il concept della tua attività, mentre la palette dei colori dovrebbe riflettere i valori e creare un’armonia visiva.

    Per una brand image coerente, quindi, è indispensabile definire un set di font e una palette di colori che saranno utilizzati in tutti i materiali di branding.


    Biglietti da visita

    I biglietti da visita sono uno strumento di comunicazione essenziale per le aziende: devono infatti rappresentare la brand image in modo professionale e fornire le informazioni di contatto in modo chiaro ed immediato, restando sempre coerenti con il resto del marchio.


    Firma email

    La firma email è un dettaglio spesso trascurato ma importante per trasmettere l’immagine del tuo brand in ogni comunicazione via email.

    Una firma email include il tuo logo, i tuoi dati di contatto e, se appropriato, elementi visivi che richiamano il tuo brand. Tutto ciò contribuirà a creare coerenza visiva e a rafforzare l’identità del tuo marchio.


    Cartellette, block notes e buste

    Che siano block notes, cartellette o buste personalizzate, tutti questi strumenti offrono un’opportunità per estendere la tua brand image oltre i confini digitali.

    Per sfruttarne al meglio le potenzialità, utilizza font, colori e loghi coerenti con il resto dell’identità visiva: l’unione di questi dettagli, infatti, contribuirà ad accrescere il valore percepito della tua azienda.


    Company profile, carta intestata e grafiche coordinate per i social

    Questi strumenti sono fondamentali per presentare il tuo brand in modo completo e professionale.

    La company profile dovrebbe riflettere l’essenza del tuo business e fornire una panoramica delle tue attività e dei tuoi valori.

    La carta intestata e le grafiche coordinate per i social media, invece, devono essere progettate in modo tale da trasmettere coerenza visiva e messaggi chiari sul tuo brand.


    Non solo visual: con la brand image rafforzi il legame con il tuo target

    La brand image richiede quindi coerenza e coesione in tutti gli aspetti visivi dell’azienda, così da contribuire alla creazione di un’immagine forte e riconoscibile per i Clienti.

    Investire tempo ed energie nella definizione e nella cura di ogni dettaglio, infatti, assicurerà al marchio notorietà oltre che il rafforzamento del legame con il suo pubblico, aspetto fondamentale per crescere e migliorare il posizionamento della propria attività.